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Allenare onde cerebrali in realtà virtuale migliora memoria

Allenare onde cerebrali in realtà virtuale migliora memoria

Metodologia 'neurofeedback' messa a punto da università Salento

BARI, 21 gennaio 2021, 13:21

Redazione ANSA

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- RIPRODUZIONE RISERVATA

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E' possibile migliorare la propria 'memoria di lavoro' (nota anche come memoria a breve termine) allenandola attraverso un esercizio che utilizza, con un'interfaccia cervello-computer, un segnale elettroencefalografico per interagire con un ambiente virtuale, provando ad esempio a spostare alcuni oggetti al suo interno.
    Questa nuova metodologia per 'neurofeedback', cioè l'intervento non invasivo a livello neurocognitivo per ottenere migliori risultati mnemonici, l'ha messa a punto l'Avr Lab dell'Università del Salento, il Laboratorio di Realtà virtuale e aumentata (Dipartimento di Ingegneria dell'innovazione) diretto dal professor Lucio Tommaso De Paolis. Il progetto è stato portato avanti con il professor Sergi Bermúdez i Badia del Madeira Interactive technology institute dell'Università di Madeira (Portogallo).
    "Abbiamo lavorato a una piattaforma che integra un'esperienza immersiva, in un 'Cave per Vr', una stanza per la realtà virtuale, con l'utilizzo di una Brain-Computer Interface", spiega De Paolis. "L'obiettivo - aggiunge - è stato verificare l'efficacia del 'neurofeedback' nel migliorare le performance della memoria di lavoro e per imparare a controllare la propria attività cerebrale. Utilizzando il segnale elettroencefalografico acquisito, è possibile interagire con l'ambiente virtuale: per esempio sollevare oggetti virtuali e cambiare luminosità e colore di una lampada virtuale". "Sempre più ricerche - prosegue - dimostrano l'effetto positivo dell'uso della realtà virtuale nel 'neurofeedback training', perché la sensazione di presenza e immersione in ambienti virtuali mette in evidenza il controllo dei segnali cerebrali. Nella progettazione di uno scenario virtuale immersivo ci sono diversi fattori che possono influenzare il livello di immersione e, a oggi, non vi è chiarezza su quali di questi fattori contribuiscano al miglioramento delle prestazioni del 'neurofeedback'".
   

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