Il crollo della colonnina di mercurio
sottozero in primavera mette a rischio i raccolti dopo un lungo
periodo di alte temperature in Puglia che hanno favorito il
risveglio della vegetazione con alberi e piante fiorite sin da
gennaio che risultano bruciate dal gelo improvviso con vere e
proprie stalattiti di ghiaccio su ciliegi e mandorli in fiore.
E' quanto emerge dal monitoraggio della Coldiretti Puglia sugli
effetti delle ondate di gelo con effetti "devastanti sulle
coltivazioni agricole per cui è stata attivata la richiesta di
stato di calamità naturale".
Nel Barese, a Terlizzi, per proteggere i raccolti sono stati
accesi falò notturni per riscaldare i mandorli in fiore, mentre
a Noci e Putignano è stata spruzzata acqua sui ciliegi per
creare un velo protettivo contro il gelo ma le gelate non hanno
risparmiato gli alberi in fiore e le piantine non protette nei
vivai a Sammichele di Bari con un danno stimato sino ad ora del
40% sulle produzioni in campo. Sono finite al tappeto -
sottolinea Coldiretti - le varietà precoci di ciliegie quali la
Bigarreau, mentre è in corso di accertamento una stima del danno
fino al 40% sulle ciliegie tardive come la Ferrovia, al pari dei
seminativi che risultano compromessi al 30%, come gli alberi di
cachi nel tarantino bruciati dal gelo.
Il brusco abbassamento delle temperature con l'arrivo del
gelo - continua la Coldiretti regionale - compromette la
produzione di ciliegi, albicocchi, peschi e mandorli ma anche
patate, ortaggi, grano precoce, carciofi, quando fuori dal
riposo invernale e, pertanto, più sensibili al gelo, anche la
vite e l'ulivo.
In Puglia siamo di fronte alle conseguenze dei cambiamenti
climatici con una tendenza alla tropicalizzazione e il
moltiplicarsi di eventi estremi con una più elevata frequenza di
manifestazioni violente, sfasamenti stagionali, precipitazioni
brevi e intense ed il rapido passaggio dal sole al maltempo che
ha fatto perdere - conclude Coldiretti - oltre 3 miliardi di
euro in un decennio.
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