Nel 2020 i carabinieri del Nucleo
tutela patrimonio culturale di Bari hanno sequestrato 1.329 beni
(contro i 531 del 2019), di cui 126 di tipo antiquariale,
archivistico e librario, 19 reperti paleontologici, 1.181
reperti archeologici e 3 opere d'arte contraffatte, per un
valore economico stimato in oltre 1,5 milioni di euro per i beni
autentici e di 7 mila euro per quelli contraffatti, qualora
immessi sul mercato come originali. E' il bilancio dell'attività
del nucleo sui territori di Puglia e Basilicata.
Complessivamente nei dodici mesi sono state denunciate 90
persone per i reati di ricettazione, violazioni in materia di
ricerche archeologiche, detenzione di materiale archeologico,
contraffazione di opere d'arte, violazioni in danno del
paesaggio e 28 sono state le perquisizioni eseguite.
"Le attività delinquenziali connesse ai Beni culturali -
spiegano gli investigatori - hanno sì risentito della crisi
pandemica, ma hanno trovato un florido sbocco nel commercio
illecito a mezzo e-commerce". La illecita compravendita di arte
online ha permesso il recupero di 1.181 reperti archeologici
databili IV- II sec. a.C., dei quali 871 monete di "natura
archeologica". Nell'ambito del settore archivistico e librario
sono stati rinvenuti e sequestrati 240 documenti antichi
(databili nel periodo tra il XVI e il XIX secolo), trafugati
dall'archivio diocesano di Bisceglie, del valore di circa 400
mila euro. Tra i beni recuperati c'è anche uno stemma araldico
in marmo bianco, risalente al XVIII secolo, trafugato nel 1992
da un palazzo del centro storico di Bisceglie e rinvenuto in
vendita presso un antiquario di Riva del Garda.
"Il fenomeno che ancora oggi minaccia maggiormente il
patrimonio culturale in Puglia e in Basilicata - evidenziano i
militari - è sicuramente lo scavo clandestino che alimenta un
traffico di importanti proporzioni. E' da queste due regioni che
gran parte dei reperti archeologici nazionali, spesso di
inestimabile valore storico-culturale, vengono illecitamente
trasferiti e venduti all'estero".
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