Bari è tra le 26 questure italiane
che hanno aderito al "Protocollo di intesa in materia di atti
persecutori e violenza domestica", siglato nel capoluogo
pugliese oggi tra Polizia e Centro Italiano per la Promozione
della Mediazione (Cipm) della Puglia. Il protocollo ha lo scopo
di istituzionalizzare il percorso di "rieducazione" del
destinatario dell'ammonimento del questore, misura introdotta
nel 2009 nei confronti di chi sia responsabile di atti
persecutori, come strumento di tutela a disposizione della
persona offesa, alternativo alla querela ed esteso nel 2013 alle
vittime di violenza domestica, che può essere adottato sulla
base di una segnalazione fatta da medici del pronto soccorso,
personale di polizia giudiziaria, vicini di casa, familiari.
Quando procede all'ammonimento, il questore oltre ad informare
la vittima sulla presenza dei centri antiviolenza mettendola in
contatto con loro, informa l'ammonito della possibilità di
sottoporsi ad un programma di prevenzione organizzato dai
servizi socio-assistenziali del territorio, attraverso un
colloquio che ha l'obiettivo di "favorire un momento di empatia
col 'persecutore' o 'maltrattante' - spiega la polizia - che
raramente si crea quando l'azione è direttamente di 'contrasto'
al reato".
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