Il blitz antidroga che questa mattina all'alba ha portato all'arresto di 14 persone nel Foggiano e nella provincia della Barletta-Andria-Trani è scaturito da un sequestro, avvenuto nei mesi scorsi, di una piantagione di marijuana composta da oltre diecimila piante a Trinitapoli. Secondo quanto accertato dagli investigatori, gli indagati avevano messo in piedi un'ampia attività di spaccio, prevalentemente a gestione familiare. Delle 14 persone destinatarie delle misure cautelari, 8 sono finite in carcere, 5 ai domiciliari, mentre per una persona è scattato l'obbligo di firma. Gli arresti sono stati compiuti tra Trinitapoli (BAT), e nei comuni foggiani di Serracapriola, Chieuti e San Severo. Nel corso delle indagini i carabinieri hanno scoperto e ripreso cinque indagati di Trinitapoli che si prendevano cura della piantagione. Per questi ultimi le accuse sono di produzione e spaccio di droga.
Dalle oltre diecimila piante di marijuana sequestrata il 6 luglio scorso nelle campagne tra Trinitapoli (BAT) e Cerignola (Foggia), del peso di circa una tonnellata e mezzo, sarebbe stato possibile ricavare quasi due milioni di dosi che una volta immesse sul mercato avrebbero fruttato almeno 10 milioni di euro. E' quanto emerso nel corso della conferenza sui 15 arresti effettuati questa mattina dai carabinieri (l'ultimo è stato eseguito nella tarda mattina) con le accuse a vario titolo di coltivazione illecita aggravata dalle grandi quantità, detenzione e cessione di sostanze stupefacenti. A quanto si apprende, la "clientela" proveniva anche dalle vicine regioni di Molise e Abruzzo. Sono una trentina gli episodi di spaccio documentati dai carabinieri. Criptico il linguaggio usato dai pusher per indicare lo stupefacente. Le dosi venivano chiamate "benzina", "diesel" o "olio". "Durante l'esecuzione delle misure cautelari - ha spiegato in conferenza stampa il capitano della compagnia Carabinieri di San Severo, Marco Vanni - una signora di Serracapriola affacciata alla finestra ed attirata dalle nostre luci blu che illuminavano i palazzi, ci ha ringraziati facendoci una sorta di inchino per aver liberato il suo paese da questi criminali".
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