"Io per cinque anni non sono
potuto andare a scuola, mi hanno rubato 1.000 giornate
scolastiche e ne sono creditore perché la scuola è nostra, è dei
ragazzi, e non essere potuto andare a scuola mi è pesato molto.
Per questo, ogni volta che porto la mia testimonianza in una
scuola, recupero uno di quei mille giorni". Lo ha detto stamani
a Trani il 93enne Ugo Foà, napoletano di religione ebraica
"scampato" alla deportazione dopo la promulgazione delle leggi
razziali in Italia, nel suo intervento in occasione della
cerimonia con cui gli è stata conferita la cittadinanza onoraria
dal sindaco Bottaro.
Emozionato Foà ha ripercorso la sua storia: aveva 10 anni
quando fu costretto a non andare più andare a scuola perché "di
razza ebraica". Tornò tra i banchi dopo cinque anni, durante i
quali aveva studiato da privatista. Quello di Foà è stato non
solo il racconto e la testimonianza della sua storia personale
ma anche una lezione di storia. Ha raccontato delle quattro
giornate di Napoli, che ha definito la "rivoluzione del popolo
napoletano" che gli salvò la vita. "Erano pronti gli elenchi con
i nostri nomi per essere deportati - ha detto - e ci avrebbero
trovati facilmente perché non ci saremmo nascosti, non pensavamo
fosse necessario".
Foà ha evidenziato che gli sono serviti 40 anni per riuscire
a parlare pubblicamente di quanto accaduto, del dolore per
"l'indifferenza dei compagni di classe" che non lo avevano mai
cercato; per quei "concittadini italiani che per denaro hanno
denunciato dove una famiglia di ebrei si era rifugiata e
nascosta, che non si sono fatti scrupoli in cambio di un
compenso". Ha poi ricordato il dolore per essere arrivato a
odiare il suo paese, fino a riprovare, decenni dopo, l'orgoglio
di indossare la fascia tricolore in occasioni istituzionali. Il
Consiglio comunale di Trani aveva già prima della pandemia
approvato il conferimento della cittadinanza onoraria a Ugo Foà,
che più volte era stato ospite nelle scuole cittadine a
raccontare la sua storia. "Lo ritenevamo un atto significativo
che la nostra città non poteva non compiere e siamo contenti di
averlo fatto e di avere Foà qui, per due ragioni - ha detto il
sindaco Amedo Bottaro - non soltanto per dimostrare da che parte
siamo, dalla parte dell'uguaglianza e della giustizia, ma anche
perché non bisogna dimenticare e non dobbiamo dimenticare".
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