"Le operazioni di evacuazione sono
state tutte sbagliate. La corretta esecuzione avrebbe potuto
salvare tutte le persone a bordo". E' quanto ha riferito durante
la requisitoria il pubblico ministero Federico Perrone Capano
nel processo di primo grado in corso dinanzi al tribunale di
Bari per il naufragio della Norman Atlantic, avvenuto nella
notte tra il 27 ed il 28 dicembre del 2014 nel Mar Adriatico al
largo delle coste greche. Nel disastro morirono 31 persone e
altri 64 passeggeri rimasero feriti. La requisitoria dei due pm
che sostengono l'accusa - oltre a Perrone Capano c'è il collega
Ettore Cardinali - è cominciata ieri nell'aula bunker di
Bitonto, e oggi sono attese le richieste di condanna. Sono 24
gli imputati, più la società armatrice Visemar, e la società
greca Anek Lines noleggiatrice del traghetto, accusati a vario
titolo di cooperazione colposa in naufragio, omicidio colposo e
lesioni colpose plurime oltre a numerose violazioni sulla
sicurezza.
"Sono mancante le operazioni fondamentali di convogliamento
dei passeggeri. La folla, inferocita e terrorizzata, non ha
avuto - ha aggiunto - alcuna indicazione circa il comportamento
da tenere, o un salvagente. Il ruolo dell'equipaggio è quello di
contenere la folla e consentire l'evacuazione in sicurezza. Le
operazioni sono state eseguite in maniera sbagliata, anche
quelle di preparazione". "Ci sono stati comportamenti commissivi
di soggetti che non dovevano fare delle cose che invece hanno
fatto. Almeno due persone sono cadute in mare durante queste
operazioni. Non c'era nessuno dei passeggeri che avesse il
salvagente. Diversi testimoni - ha riferito il pm - hanno
raccontato di essere stati costretti da soli a rompere il
cassone dei salvagenti per poi indossarli".
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