Il presidente della Regione Puglia
Michele Emiliano ha iniziato l'audizione davanti alla
Commissione parlamentare Antimafia, presieduta da Chiara
Colosimo. Il governatore viene ascoltato nell'ambito
dell'approfondimento sulle inchieste su presunte infiltrazioni
nel territorio pugliese e sull'inchiesta che ha portato alla
Commissione di accesso al comune di Bari. L'audizione segue le
polemiche per la frase pronunciata dal governatore durante una
manifestazione pubblica, sul suo presunto incontro, assieme
all'allora assessore Antonio Decaro, con la sorella del boss
Antonio Capriati dopo presunte minacce rivolte a Decaro da
affiliati al clan.
Emiliano ha ricordato il suo ruolo di magistrato nel processo
Dolmen in cui fu "condannato all'ergastolo Antonio Capriati" a
cui fu "attribuito l'omicidio di Vincenzo Tesse". "Una delle
ragioni - ha aggiunto - che mi spinse a candidarmi a sindaco a
Bari nel 2004 fu la constatazione che, nonostante noi da
magistrati avessimo realizzato come Antimafia uno delle più
puntuali opere di bonifica di tutta la storia italiana sino ad
allora, mi ero reso conto che l'azione penale doveva essere
convertita in antimafia sociale".
Nel 2007, ha dichiarato il governatore, "quando divento
sindaco istituii un'agenzia per la lotta non repressiva alla
mafia. Dal 2007 abbiamo stabilito l'obbligatorietà della
costituzione di parte civile del Comune nei processi contro la
mafia. In 20 anni abbiamo destinato al Comune 140 immobili
confiscati alla mafia. In una delle case confiscate ai Capriati,
in piazza San Pietro a Bari Vecchia, c'è un'associazione
adesso".
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