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In evidenza
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In collaborazione con Università di Bari
Dalla fuga attraverso il deserto
dell'Afghanistan alla protezione internazionale e, oggi, al
conferimento della qualifica, riconosciuta per la prima volta in
Italia, di mediatori interculturali. Nella Giornata Mondiale del
Rifugiato, l'Università di Bari ha consegnato l'attestato ai due
cittadini afghani Wali Hassanzara e Nabi Muhammad Sadat, al
termine del progetto di certificazione delle competenze del
C.A.P. dell'Ateneo barese.
L'occasione è stata la festa d'estate organizzata nel cortile
dell'Università Aldo Moro alla presenza del rettore, Antonio
Uricchio e dell'assessore alla formazione e lavoro della Regione
Puglia, Sebastiano Leo.
I due mediatori afghani, che oggi lavorano nel Cara di
Bari-Palese, quasi un decennio fa hanno lasciato la loro terra
per raggiungere l'Italia. I loro viaggi sono durati mesi, a
piedi nel deserto, poi su mezzi di fortuna attraversando i paesi
balcanici fino alla Grecia e infine a bordo di un barcone sulle
coste pugliesi. Wali ora vive a Bari con moglie e tre figli, la
più piccola nata qui. Nabi, invece, è ancora lontano dalla sua
famiglia, moglie e sei figli che attualmente si trovano in
Pakistan. Quelle dei due mediatori interculturali afghani sono
soltanto due delle storie raccontate oggi nell'Università di
Bari, che ha voluto organizzare questo evento "per dimostrare
che percorsi formativi mirati e la cultura del 'capitale umano'
- ha detto il rettore - contribuiscono concretamente
all'innovazione della società". "Vogliamo promuovere un modello
di università a vocazione internazionale - ha detto ancora
Uricchio - che si coniughi con i valori dell'integrazione e
dell'inclusione, attraverso il confronto sui temi
dell'interculturalità".
All'evento ha partecipato anche la rappresentante della Banca
Mondiale Harriet Mugera, che ha raccontato il progetto
sull'integrazione nato un anno e mezzo fa allo scopo di
raccogliere informazioni nei Cara di Puglia, Sicilia, Lombardia,
Lazio e Grecia, con interviste ai richiedenti asilo "che ora
saranno utilizzate - ha spiegato l'economista - per costruire
modelli di integrazione efficaci, perché dietro ogni intervista
c'è una storia e servono percorsi di inclusione
personalizzati".(ansa). yb2
In collaborazione con Università di Bari
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