"Ho dimostrato di essere una roccia,
è un onore essere campione". Il primo oro nella storia del
tennistavolo per l'Italia alle Paralimpiadi lo porta Matteo
Parenzan. Ventuno anni, triestino, portabandiera dell'Italia
nella cerimonia di chiusura di Tokyo. E, da oggi pomeriggio,
campione paralimpico del singolare maschile MS6. La medaglia
conquistata ai Giochi paralimpici di Parigi 2024 è anche la sua
prima, ed è arrivata dopo un torneo ai limiti della perfezione:
quattro incontri dominati per 3 set a zero, senza mai lasciare
nemmeno un game a un avversario. Nemmeno al campione in carica
Ian Seidenfeld in semifinale.
Nella finalissima alla South Paris Arena, invece, a essere
travolto da Matteo è stato il tailandese Rungroj Thainiyom: "Mi
aspettavo una partita davvero difficile, perché le ultime
quattro volte che ci ho giocato ci ho vinto sempre", ha
raccontato Parenzan in zona mista. "Avere avuto la possibilità
di sfidarlo qui è stato un onore per me: giocare con lui che ha
37 anni e io che ne ho 21, potrei quasi essere suo figlio, è
qualcosa di davvero bellissimo".
"Essere un campione paralimpico è un onore enorme, enorme. E
vincere quattro partite tutte tre set a zero significa non solo
che sei bravo, che sai fare bene il rovescio o il dritto, ma che
mentalmente sei una roccia - ha proseguito il pongista -. L'ho
dimostrato dopo Tokyo, è davvero stata una delusione enorme ma
sono tornato in palestra due giorni dopo, con un fuso orario
incredibile nella testa, perché volevo riqualificarmi a Parigi e
cercare di arrivare al podio. E poi ho vinto e siamo
doppiamente, triplicamente felici, è un risultato fenomenale".
Tutte le persone più care erano sugli spalti della South
Paris Arena a tifare per lui: "Vedere la mia famiglia sugli
spalti, gli amici, le amiche, tutti venuti da Trieste fin qui, è
stato qualcosa di incredibile. Loro hanno smesso di studiare una
settimana, hanno smesso di lavorare una settimana per me, quindi
è il regalo più grande che gli posso fare". E poi, ha aggiunto
il pongista azzurro, "avere il presidente Luca Pancalli anche
oggi qui dopo che è venuto anche ieri; il ministro Abodi mi
aveva scritto poco prima personalmente che sarebbe venuto in
palestra per me. È stato un onore incredibile e un motivo in più
per dimostrare anche a loro quanto sono allenato, quanto sono
forte". In particolare, con il presidente del Comitato Italiano
Paralimpico, Luca Pancalli, c'è un rapporto speciale. Matteo ha
provato anche a smontare le transenne dell'area di gioco per
correre ad abbracciarlo al termine del match: "Io l'ho visto
prima di cominciare dov'era, quindi ho detto 'metti caso che
vinco, vado ad abbracciarlo subito'. Luca per me è stato
importante da subito". Parenzan, affetto sin dalla nascita da
miopatia nemalinica, una malattia neuromuscolare caratterizzata
da debolezza muscolare e da ipotonia, ha giocato l'intero torneo
- come emerso a fine gare - con un'ernia da operare: "Adesso
che torno a casa dovrò operarmi. Sapevo già che avrei dovuto
farlo, ora però mi opererò con il cuore molto leggero e starò
fermo un paio di mesi"
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