Lutto nel mondo del giornalismo sardo: è morto nella notte, a soli 66 anni, Giorgio Pisano, storico inviato, ex-vicedirettore dell'Unione Sarda e maestro di una generazione di cronisti. In pensione da qualche anno, Pisano curava ancora una rubrica per il giornale per il quale ha lavorato per quarant'anni. Celebri le sue interviste a personaggi famosi ma anche del tutto sconosciuti. Nel 2014 ha vinto il premio Alziator per il suo libro 'La verità imperfetta'.
"Un uomo onesto, mai ipocrita, che di certo non avrebbe apprezzato la retorica degli addii, uno dei pochi della vecchia guardia ad avermi insegnato qualcosa". Anthony Muroni, direttore dell'Unione Sarda, ricorda così Giorgio Pisano, storico cronista e inviato del giornale mancato stanotte a 66 anni. "Nei tre anni della mia direzione è stato un collaboratore leale e spesso mi ha dato consigli preziosi - continua - in particolare ho apprezzato la sua umiltà, la sua disponibilità a scrivere venti righe oppure una pagina intera, nella convinzione che anche in venti righe si potessero raccontare delle verità". E conclude: "Appena diventato direttore gli chiesi se intendeva continuare a collaborare. Mi disse: ti chiedo solo di non censurarmi mai".
CORDOGLIO UNCI, "SCHIETTO E INDIPENDENTE". 'L'Unione nazionale cronisti italiani esprime cordoglio per la morte di Giorgio Pisano. Il presidente dell'Unci, Alessandro Galimberti, lo ricorda così: "Cronista formato in un'epoca che non c'è più. Firma di punta dell'Unione Sarda, avrebbe potuto regalare il suo talento a palcoscenici più vasti di quello regionale, come gli era stato chiesto più volte, se il legame con la famiglia, la sua terra e in particolare con la sua città, Cagliari, non avessero avuto il sopravvento in una personalità senza fronzoli che non ha mai inseguito l'ambizione. Ultimo 'figlio' di un grande maestro del giornalismo sardo, Vittorino Fiori, era un cronista che badava solo alla verità e alla semplicità. In prima linea, giovanissimo, all'epoca in cui la cronaca, in Sardegna, era ancora quella dei sequestri di persona e il lavoro era fatto di suole da consumare, di buone informazioni e dirette. Detestava i formalismi e aveva chiesto agli amici che gli risparmiassero un coccodrillo e il funerale. Schietto, indipendente, amato o odiato. Anche dopo la pensione, sei anni fa, non era stato capace di lasciare del tutto la cronaca. In una rubrica dell'Unione, intitolata "Non ci sto", aveva continuato a raccontare Cagliari e la Sardegna. Preciso, asciutto, profondo, non dimenticava lo spazio per un sorriso garbato e intelligente. Una penna leggera e dura. Un esempio di un mestiere che ha amato, forse, più di se stesso", conclude Galimberti.
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