Le aziende sanitarie della
Sardegna reticenti a fornire i dati sul precariato: dopo una
richiesta di accesso agli atti avanzata il 29 giugno scorso,
hanno risposto solo cinque su undici. Di queste, tre in modo non
esaustivo. E' quanto denuncia il gruppo del Partito dei Sardi in
Consiglio regionale che ha avviato "una indagine conoscitiva sul
fenomeno del precariato iniziando proprio dalle aziende
sanitarie, considerando che la sanità consuma circa il cinquanta
per cento del bilancio regionale".
Tra le informazioni richieste, quanti e quali agenzie di
lavoro interinale hanno somministrato personale nel periodo
2011-15; con quale procedura è stato conferito l'incarico alle
agenzie; perché si è scelto di ricorrere al lavoro interinale
anziché al reclutamento tramite selezione pubblica.
"Abbiamo avviato questo percorso conoscitivo sul precariato a
partire dalle Aziende sanitarie perché è lì che si annida gran
parte del fenomeno", ha spiegato il capogruppo Gianfranco
Congiu. "Vogliamo risolvere il problema perché eliminando il
precariato si alza il livello di qualità dei servizi".
"Alle Asl abbiamo chiesto i dati del lavoro interinale - ha
aggiunto il consigliere Augusto Cherchi - dopo 5 mesi abbiamo a
disposizione dati parziali e disomogenei".
Roberto Desini ha evidenziato che "le Asl ricorrono ai
precari per carenza di personale o per assicurare l'erogazione
dei servizi, di fatto si reggono sul precariato. Eppure esistono
graduatorie di concorsi e selezioni pubbliche che vengono
sistematicamente ignorate. Questo conferma ciò che denunciamo da
tempo: la politica ha interesse a mantenere una situazione di
instabilità".
Infine Pier Mario Manca ha precisato che "affrontiamo la
questione globalmente, non siamo alla ricerca di un capro
espiatorio, da due anni chiediamo i dati di tutte le Asl e non
di una in particolare. Questo deve essere l'approccio, non
vogliamo innescare una guerra tra bande".
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