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Lavoro:PdS,Asl non danno dati su precari

Lavoro:PdS,Asl non danno dati su precari

Solo cinque su undici hanno risposto, tre in modo non esaustivo

CAGLIARI, 02 dicembre 2016, 12:21

Redazione ANSA

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- RIPRODUZIONE RISERVATA

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Le aziende sanitarie della Sardegna reticenti a fornire i dati sul precariato: dopo una richiesta di accesso agli atti avanzata il 29 giugno scorso, hanno risposto solo cinque su undici. Di queste, tre in modo non esaustivo. E' quanto denuncia il gruppo del Partito dei Sardi in Consiglio regionale che ha avviato "una indagine conoscitiva sul fenomeno del precariato iniziando proprio dalle aziende sanitarie, considerando che la sanità consuma circa il cinquanta per cento del bilancio regionale".
    Tra le informazioni richieste, quanti e quali agenzie di lavoro interinale hanno somministrato personale nel periodo 2011-15; con quale procedura è stato conferito l'incarico alle agenzie; perché si è scelto di ricorrere al lavoro interinale anziché al reclutamento tramite selezione pubblica.
    "Abbiamo avviato questo percorso conoscitivo sul precariato a partire dalle Aziende sanitarie perché è lì che si annida gran parte del fenomeno", ha spiegato il capogruppo Gianfranco Congiu. "Vogliamo risolvere il problema perché eliminando il precariato si alza il livello di qualità dei servizi".
    "Alle Asl abbiamo chiesto i dati del lavoro interinale - ha aggiunto il consigliere Augusto Cherchi - dopo 5 mesi abbiamo a disposizione dati parziali e disomogenei".
    Roberto Desini ha evidenziato che "le Asl ricorrono ai precari per carenza di personale o per assicurare l'erogazione dei servizi, di fatto si reggono sul precariato. Eppure esistono graduatorie di concorsi e selezioni pubbliche che vengono sistematicamente ignorate. Questo conferma ciò che denunciamo da tempo: la politica ha interesse a mantenere una situazione di instabilità".
    Infine Pier Mario Manca ha precisato che "affrontiamo la questione globalmente, non siamo alla ricerca di un capro espiatorio, da due anni chiediamo i dati di tutte le Asl e non di una in particolare. Questo deve essere l'approccio, non vogliamo innescare una guerra tra bande".
   

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