Il clima che cambia può provocare
l'erosione delle coste rocciose alte? E c'è il modo di attenuare
il rischio frane? Sono alcuni dei punti chiave della ricerca
portata avanti da un gruppo di studiosi del Dipartimento di
Scienze Chimiche e Geologiche, che ha partecipato alla stesura
del progetto comunitario Maregot (sulla gestione dei rischi di
erosione costiera e azioni di governance transfrontaliera),
presentato nelle scorse settimane alla Conferenza internazionale
sul Clima COP22 di Marrakech. La Regione Sardegna partecipa al
progetto con tre partner: il Servizio Tutela del suolo
dell'Assessorato della Difesa dell'ambiente, l'Arpas Servizio
specialistico geologico e il Dipartimento di Scienze chimiche e
geologiche dell'Università di Cagliari, capofila nella tematica
dell'erosione e dell'instabilità delle coste rocciose alte, e
sullo studio della risposta di questi sistemi costieri ai
cambiamenti climatici globali.
I ricercatori dell'Università di Cagliari, coordinati da
Antonio Funedda, si prefiggono di elaborare linee guida al
rilevamento delle condizioni di instabilità delle coste rocciose
che, partendo dall'analisi di siti pilota individuati in
Sardegna, Corsica, Toscana, Liguria e Provenza, possa trovare
applicazione anche in altre aree del Mediterraneo; l'approccio
interdisciplinare è rappresentato dalla geologia strutturale 3D
per la caratterizzazione degli ammassi rocciosi (Antonio
Funedda), dalla geomorfologia costiera e dalla mappatura sonar
dei fondi marini (Paolo Orrù), dal remote sensing e modellazione
in ambiente Gis di dati laser-scanner e multibanda da drone
(Maria Teresa Melis), dalla idrogeologia, dalla geologia
applicata per la modellistica di instabilità dei versanti e per
i processi di interazione acqua-roccia (Giorgio Ghiglieri e
Stefania Da Pelo). Il risultato atteso è un protocollo che
consenta di rilevare e monitorare questi complessi processi di
instabilità: conoscenze di base per la progettazione di
interventi di mitigazione del rischio frana lungo la linea di
costa.
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