"Chi spinge per il riavvio dello stabilimento dell'Eurallumina, e in generale di tutta l'industria altamente inquinante, vuole in realtà un ritorno all'era del carbone". E' la posizione forte espressa dal mondo ambientalista sardo all'indomani del via libera della Conferenza di servizi al progetto da 200 milioni di euro per far ripartire la filiera dell'alluminio nel Sulcis. L'ennesima protesta arriva dopo le minacce di morte subite da Angelo Cremone, storico e battagliero ecologista attivo nel territorio.
Un nulla osta, quello della Conferenza, che per la Regione chiude la partita definitivamente. Ma sul tema è scontro istituzionale perché il Mibatc ritiene determinante la sua opposizione al progetto legata a questioni paesaggistiche, al contrario di Viale Trento che ha giudicato il parere negativo non vincolante.
"Ci sono dati reali, indagini fatte sulle disfunzioni tiroidee in un centinaio di bambini da cui è emerso che in 40 erano presenti patologie collegate all'inquinamento", denuncia Claudia Zuncheddu incontrando i giornalisti con tutti gli ambientalisti dalla Confederazione sindacale sarda (Css).
L'esponente di Sardegna Pulita ricorda anche la circolare di un Comune del Sulcis "con cui si invitava la popolazione a non somministrare ai minori di 7 anni i prodotti autoctoni". Insomma, attacca Zuncheddu, "chi vuole il riavvio vuole uno sterminio".
"Vogliamo poter dire liberamente che non ci piace la centrale a carbone", ribadisce Cremone che sulle minacce a lui indirizzate chiarisce: "non posso andare in ristorante ed essere aggredito, o passare vicino ai manifestanti di Eurallumina e rischiare che mi mettano le mani addosso. Chi ha preso un manichino con la mia faccia, l'ha impiccato e fatto a pezzi davanti alla sede della Provincia, sta portando i lavoratori sulla strada sbagliata".
Questa, sottolinea il segretario di Css, Giacomo Meloni, "è la madre di tutte le battaglie, uno snodo, perché se passa la riapertura di Eurallumina, allora si dà il via libera a fare della Sardegna un territorio in cui scaricare tutte le fonti d'inquinamento, scorie radioattive e altri rifiuti tossici compresi".
OPERAI, ACCANIMENTO INGIUSTIFICATO CONTRO RIAVVIO - La Rsu di Eurallumina resta "perplessa per l'accanimento che si riscontra nei confronti del progetto di ripresa produttiva" dello stabilimento del Sulcis. "Noi ci batteremo sino alla fine - promettono gli operai - con la solita determinazione e civiltà, per raggiungere l'obiettivo: riaprire la fabbrica e tornare al lavoro".
Le tute verdi non ci stanno a passare per quelli che barattano la salute con il lavoro e di fronte agli ultimi attacchi degli ambientalisti parlano di una strategia unica tesa a dire No all'industria. "Un no che si giustifica con la preoccupazione, giusta e condivisa da tutti, lavoratori del settore compresi, dell'impatto sanitario e ambientale dovuto agli insediamenti industriali - osservano gli operai - Nel caso specifico di Eurallumina, questi argomenti però sono stati sviscerati e analizzati in 930 giorni di istruttoria tecnica, due presentazioni pubbliche, due conferenze di servizi più un supplemento, con osservazioni e richieste di integrazioni poi chiarite con altri 23 enti diversi".
"Alla base di tutto è ormai chiaro - sottolineano i lavoratori - che non c'è la tutela della salute o dell'ambiente, ma una visione del mondo ipocrita che critica e contrasta in ogni modo le produzioni industriali, ma che ne condivide e consuma i prodotti. Magari vengono fatti produrre in altri Stati, di solito quelli sottosviluppati, dove non esistono regole di tutela ambientale e sanitaria, dove le autorizzazioni te le dà il regime totalitario del momento, dove i lavoratori vengono utilizzati come schiavi".
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