di Roberto Murgia
Una certezza dopo quattro anni di trattative con società che si definivano "interessate": da oggi lo stabilimento Alcoa di Portovesme ha ufficialmente un acquirente. Si tratta della multinazionale svizzera dell'alluminio Sider Alloys, che ieri sera ha recapitato via pec al Governo una offerta formale di acquisto.
E' la prima volta che accade dalla fermata degli impianti nel novembre 2012 e da quando gli operai - 420 diretti e 350 degli appalti - si sono ritrovati senza un lavoro. Nessuno ci era più abituato, ma la società elvetica ha mantenuto gli impegni presi sino ad ora: il 10 gennaio scorso ha siglato un accordo con Invitalia, l'agenzia nazionale per l'attrazione degli investimenti e lo sviluppo d'impresa che ha avuto il compito di fare da filtro tra l'Alcoa e i potenziali acquirenti dello smelter.
Nell'intesa l'azienda svizzera si era impegnata a formulare una proposta di acquisto entro il 28 febbraio. Il patto prevedeva anche l'avvio della due diligence entro il 15 gennaio, e la sua conclusione entro il 15 febbraio. Scadenze che la multinazionale ha rispettato. Adesso il ministero dello Sviluppo economico è chiamato a verificare la consistenza finanziaria della società e soprattutto dell'offerta d'acquisto, con riferimento particolare alle condizioni poste dagli svizzeri per concludere l'operazione.
Il ministro Carlo Calenda vorrebbe chiudere in fretta, ma ha ammesso che "ora c'è molto da fare". Dalle prime indiscrezioni emerse da fonti vicine al Mise, il Governo infatti potrebbe chiedere a Sider Alloys di riformulare l'offerta. Il documento conterrebbe una serie di implicite richieste contrarie alla legislazione italiana. In particolare - fatti salvi gli impegni assunti su investimenti, obblighi ambientali e sulla riassunzione dei lavoratori - sarebbero da riscrivere le parti che riguardano il trattamento fiscale degli utili di impresa e il profilo previdenziale dei dipendenti. Obblighi che, stando al documento, resterebbero implicitamente a carico dello Stato italiano.
Resta il fatto che la multinazionale ha fatto comunque un'offerta, portando la vertenza a un livello mai sfiorato prima. La società svizzera non è, infatti, la prima che manifesta interesse per lo smelter. Altre trattative erano state condotte con Aurelius, Fondo Clash, e soprattutto con la svizzera Glencore. Che nel 2012 aveva steso addirittura un memorandum, chiedendo energia a 25 euro a megawattora per dieci anni in regime di superinterrompibilità, per poi ritirarsi.
Con Sider Alloys potrebbe essere la volta buona. I sindacati lo sanno e chiedono di essere convocati dal Governo nel più breve tempo possibile per conoscere i dettagli della proposta. Calenda ha ipotizzato i primi giorni successivi al 15 marzo.
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