Una bambola da accudire come se
fosse un bambino. Perché in realtà il paziente crede di avere in
braccio magari il nipotino. O un viaggio in una stanza
trasformata in uno scompartimento del treno. Con un televisore
che simula il paesaggio dal finestrino. Soluzioni creative, ma
servono per diminuire gli stati di agitazione per i pazienti
affetti da Alzheimer. Sono alcune delle nuove terapie non
farmacologiche per attenuare sofferenze e ansia degli ospiti dei
centri sanitari affetti dalla patologia degenerativa che attacca
memoria e ricordi. E che può portare depressione, problemi di
comportamento, incapacità a prendersi cura di sé. La fantasia al
servizio dei pazienti. Ma con effetti misurabili, spiegano gli
esperti invitati al centro diurno don Orione di Selargius in
occasione della giornata dell'Alzheimer. Tanti gli esperimenti:
dicono ad esempio che lo stato di agitazione, con la bambola o
con il viaggio "da fermi", passa o può passare. E che può essere
diminuito il dosaggio dei farmaci. Con evidenti ricadute anche
sul bilancio del sistema sanitario.
Non solo. Le terapie non farmacologiche - che naturalmente
possono affiancare quelle a base di farmaci - possono aiutare i
familiari del paziente. E gli operatori delle strutture che
ospitano i malati di Alzheimer. La therapy doll (la tecnica
della bambola), nel centro diurno che ospita il convegno, è già
materia dei corsi di specializzazione e aggiornamento di chi si
deve occupare dei pazienti. "È una finzione utile- spiega Ivo
Cilesi, psicopedagogista che collabora come consulente anche con
il ministero della Salute a Cuba - serve a far riemergere l'area
affettiva-emozionale: il paziente crede davvero di avere con sé
un bimbo. E riscopre il suo istituto materno o paterno,
calmandosi".
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