Quattro musicisti.
E quattro secoli di storia della musica.
Il Settecento di Haydn, poi un
balzo in avanti nel Novecento postbellico di Ligeti. Un passo
indietro nella seconda metà dell'Ottocento grazie a Dvorak. E
infine il nuovo millennio con un breve, ma intenso bis del
contemporaneo, 46enne, Ades. Un viaggio nel tempo ben
architettato e miscelato, fedele al motto dell'ensemble Belcea
Quartet: superare i propri limiti e arrivare alla conoscenza
nella ricerca costante della verità.
Il quartetto, quartetto d'archi che incastra bene est Europa
e Francia con la violinista romena Corina Belcea e il violista
polacco Krzysztof Chorzelski da una parte e con i transalpini
Axel Schacher (violino) e Antoine Lederlin (violoncello), al
Lirico di Cagliari ha messo tutti d'accordo soprattutto con
Ligeti, poco prima dell'intervallo. Dopo le melodie di Haydn con
il Quartetto in re maggiore, il Belcea Quartet ha affrontato il
"difficile" ungherese con tutto l'impeto richiesto dalle
Metamorphoses nocturnes.
E lì, tra strumenti presi d'assalto, quasi con violenza, e
cambi di ritmo, i musicisti hanno conquistato il pubblico. Gli
applausi e le chiamate in scena prima dell'intervallo sono stati
la inevitabile conseguenza. Ripresa più tranquilla tre le note
più dolci di Dvorak nel Quartetto in fa maggiore Americano. E
poi ancora applausi con l'inevitabile concessione del bis tratto
dal quinto movimento del primo quartetto dell'inglese Ades.
Breve, ma molto apprezzato.
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