di Andrea Frigo
"Sa paradura" è un antico gesto di solidarietà del mondo pastorale sardo che vede mobilitati tutti gli allevatori ogni qualvolta un collega, per calamità naturali o altri motivi, perde il suo gregge. Un rito arcaico che si ripete nel tempo: poco più di un anno fa, i pastori sardi partivano in Umbria a portare un messaggio e un segno tangibile e concreto di vicinanza nei confronti dei loro colleghi che, a causa del terremoto, avevano perso tutto.
E oggi "sa paradura" si ripete con l'arrivo in Sardegna delle agnelle nate dalle pecore donate un anno fa ma, questa volta, serviranno ad offrire una possibilità di ripresa ad alcuni pastori sardi che, per ragioni diverse, hanno perso il loro gregge. Tra questi c'è anche Matteo Boe, l'ex bandito di Lula (Nuoro) tornato l'anno scorso in libertà dopo aver trascorso 25 anni in carcere, condannato per alcuni sequestri di persona tra cui quello del piccolo Farouk Kassam.
A lui verranno donate 15 agnelle, ora che una volta ritornato a vivere nel suo paese natio, ha ripreso a fare l'allevatore.
"Per la prima volta da quando l'associazione culturale Istentales, Prociv Italia, Coldiretti e pastori sardi hanno riportato in auge l'antica usanza de 'sa paradura' - afferma all'ANSA Gigi Sanna, leader degli Istentales - questa assume forse il suo significato più ampio, ovvero parare-riparare, cioè offrire una seconda possibilità di ricominciare da capo, di riprendere da dove si era interrotto, di riconquistare il contatto con la realtà esterna, fatta non solo di cose e persone ma anche di profumi, suoni, colori che, per tanto tempo, non sono stati vissuti. Solo il ritorno alla terra, all'impegno del 'fare', ai tempi scanditi dal lavoro duro - afferma ancora Sanna - e non dalle lancette che, lente e monotone, segnano il tempo 'dentro' può rappresentare un'altra possibilità, un'occasione per riprendere e, dove possibile, recuperare ciò che si è perso. Ora Matteo Boe è un uomo libero e tutte le mattine, prima dell'alba, da Lula parte per andare ad accudire il suo gregge, il suo lavoro, la sua seconda possibilità".
La figlia di Matteo Boe, Luisa, fu uccisa nel 2003 quando aveva 14 anni, raggiunta da un colpo di fucile mentre era affacciata al balcone della sua casa di Lula. Un delitto ancora senza colpevoli, dopo 15 anni. Per la giovane vittima gli Istentales hanno scritto una canzone "Pro unu frore", che era stata eseguita dal vivo nel carcere di Spoleto nel 2007, dove Boe era detenuto, e che verrà riproposta nel concerto che si terrà il 29 agosto a Nuoro in piazza Italia. "Per la prima volta - dice Sanna - Matteo Boe potrà ascoltare la canzone dedicata a sua figlia da uomo libero".
Prima del concerto degli Istentales, una rappresentanza dei pastori di Cascia, alla presenza della Prociv Italia, Coldiretti e Pastori sardi donerà anche dieci agnelle al giovane pastore di Posada Elias Taberlet, a cui qualche tempo fa erano state donate altre pecore, mentre altre dieci andranno al pastore di Ittiri Felice Zara; un'altra decina di capi verranno affidati ad Alessandro Bottigliero, un giovane pastore di Caserta a cui un branco di cani randagi ha sterminato il gregge di 200 capi.
Riproduzione riservata © Copyright ANSA