Il Centro Studi Agricoli lancia l'allarme: la produzione del solo formaggio Pecorino romano Dop nella stagione 2018, appena conclusa, è stata di molto superiore rispetto a quanto programmato dal Piano Produttivo approvato dal Consorzio di Tutela all'inizio dell'anno.
Secondo i dati che il Csa ha avuto in forma ufficiale, sono stati prodotti 341.600 quintali (pasta) rispetto ai 280.000 quintali (pasta) programmati, per un'eccedenza di 61.600 quintali che, sommati a una residua eccedenza di pecorino romano DOP della stagione 2017 (pari a circa 40.000 Ql) porta a oggi a un'eccedenza di formaggio di oltre 100mila Ql.
"Il latte di pecora trasformato per produrre i 341.600 quintali, secondo i nostri calcoli - spiegano dal Csa - ammonta a 197.200.000 litri circa, rispetto ai 161.879.317 del 2017, con una resa di 5,78 litri per 1 Kg di formaggio prodotto (in pasta entro le 24 ore). Le produzioni di Pecorino Romano Dop nel mese di luglio pare risultino maggiori di circa il 100% delle produzioni dello stesso mese di luglio 2017. Da questi dati, emerge una situazione di forte criticità nell'intera filiera, aggravata dalla diminuzione delle vendite del prodotto verso il mercato Statunitense e con un prezzo dello stesso pecorino romano Dop in continuo calo".
"Una situazione se non gestita nelle dovute attenzioni da parte della Regione e da parte di tutti gli attori della filiera del latte di pecora - denuncia il Csa - rischia di travolgere in modo irreversibile sia il settore produttivo del latte (allevatori) sia il mondo della trasformazione (caseifici, industriali e Cooperative), toccando questa volta anche il settore del credito. Il rischio è quello di andare incontro a una seconda crisi, dopo quella del 2016, dove le aziende agricole di allevamento sarde non sarebbero oggi più nella condizione di affrontare e di superare, con un prezzo del latte di pecora, che nella malaugurata ipotesi, ritornasse al prezzo dei 0,60 euro e anche meno, al litro".
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