di Roberto Murgia
La sua candidatura a governatore della Sardegna per il M5s era scritta anche quando non era ufficiale, oggi una sentenza del tribunale di Cagliari l'ha cancellata. Mario Puddu è stato condannato in primo grado a un anno per abuso d'ufficio e subito dopo ha annunciato il suo ritiro dalla corsa per le regionali di febbraio 2019 perché, spiega, "è fondamentale levare immediatamente da ogni imbarazzo la forza politica che amo e in cui credo fortemente". In realtà non aveva alternative: se non avesse fatto il passo indietro, in caso di elezione sarebbe comunque andato incontro alla sospensione dalla carica per diciotto mesi per effetto della legge Severino. Non è un periodo fortunato per i grillini sardi. La rinuncia di Puddu arriva a circa tre mesi dalla 'cacciata' dal Movimento del velista cagliaritano Andrea Mura, finito nella bufera per il record di assenze alla Camera, da lui però sempre contestato. Da qui l'espulsione dal M5s, le sue dimissioni da deputato e la ratifica di Montecitorio che ha decretato la fine dell'esperienza politica del velista, che ora è tornato in mare per una nuova sfida oceanica in solitario. A insistere per la candidatura di Mura nel collegio uninominale di Cagliari alle politiche del 4 marzo era stato proprio Puddu. Un unico neo per il coordinatore M5s in un percorso costellato di successi: la vittoria nel 2013 ad Assemini, che lo incorona primo sindaco Cinquestelle in Sardegna - nel 2018 non si ricandida, ma riesce a far eleggere una sindaca da lui indicata - il 42% dei consensi raggiunto alle politiche e l'affermazione alle regionarie. Grillino della primissima ora, la sua ascesa inizia cinque anni fa quando diventa primo cittadino sconfiggendo l'uscente del Pd al ballottaggio con il 68,2% dei voti. Un primato: è lui il primo sindaco sardo del Movimento. I fatti a cui si riferisce la condanna del Gup di Cagliari risalgono a due anni dopo, il 2015, quando tre consigliere pentastellate dissidenti, poi espulse, presentano un esposto contro Puddu, nel quale lo accusano di aver ideato una pianta organica del Comune in modo tale da demansionare una dipendente - costituitasi parte civile - a vantaggio di altre due. Nonostante tutto l'ex sindaco continua a godere della fiducia piena dello staff M5s e dei big del Movimento, in particolare Luigi Di Maio e Alessandro Di Battista: è Puddu a organizzare sempre le loro visite in Sardegna, i comizi, il bagno di folla con i cittadini. Di fatto è il coordinatore sardo del M5s, anche se lo diventerà ufficialmente solo nel 2018 in vista delle elezioni politiche. Dopo il 4 marzo l'ipotesi di una sua candidatura si fa sempre più concreta. E diventa reale con le regionarie celebrate ad agosto e nelle quali Puddu si afferma nettamente. Oggi, subito dopo la sentenza, l'ex primo cittadino ha scritto su Facebook: "chi pensa che questa condanna sarà uno stop alle nostre idee e al nostro consenso crescente si sbaglia: a febbraio a vincere le prossime elezioni regionali sarà proprio il M5s". Eppure si aprono nuovi scenari. Intanto il Movimento deve trovare un valido sostituto: lo farà con le nuove regionarie, già annunciato dallo staff Cinquestelle su Fb. Poi, la giornata di oggi interrompe l'onda lunga della storia politica di Puddu e ridà vigore alle velleità del centrosinistra destinato a dividere il consenso con il Movimento. E il sindaco di Cagliari, Massimo Zedda, indicato da tanti amministratore come leader della coalizione, potrebbe sciogliere le riserve prima del previsto.
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