La Sardegna è sempre più vicina all'eradicazione della Peste suina africana, e già si parla di grandi opportunità di sviluppo per il comparto suinicolo regionale che dal 2010 a oggi ha registrato un -60% delle produzioni di carni. Hanno pesato - e pesano tuttora - le restrizioni sul piano della commercializzazione di carni e salumi legate alla presenza del virus, che impediscono l'esportazione fuori dalla Sardegna.
L'Isola, tuttavia, rappresenta una delle più importanti realtà del centro-sud Italia per numero di maiali allevati (circa il 2,5%), ma soprattutto per il numero di scrofe (circa il 6,5% sul dato nazionale) e per il numero di allevamenti aperti, circa il 12% di tutto il Paese. Secondo i dati dell'anagrafe zootecnica nazionale - citati durante il Pigday 3.0, convegno organizzato dall'università di Sassari, presenti i tre assessori a Sanità, Ambiente e Agricoltura - sono allevati in Sardegna 187mila 440 capi in circa 14mila 170 aziende registrate, di cui 8.700 operano con allevamento misto.
Gli animali sono così suddivisi nelle vecchie otto province: 25% Cagliari, 21% Medio Campidano, 15% Oristano, 13% Sassari, 11% Nuoro, 6% Ogliastra e Gallura, 3% Carbonia-Iglesias. Ora, al netto della malattia, la Sardegna potrebbe avere margini di sviluppo notevole non solo sul piano interno, dove circa l'80% dei consumi sono assicurati da carni extra-regionali, ma anche nelle possibili commercializzazioni con i mercati oltre mare con il tipico maialetto da latte e i rinomati salumi.
"Tenere questo comparto a motori spenti - ha spiegato l'assessore all'Agricoltura Pier Luigi Caria - significa rinunciare a migliaia di posti di lavoro e a nuove economie che, soprattutto nelle zone interne dell'Isola, potrebbero fare la differenza nella lotta allo spopolamento nei nostri paesi". Per l'assessore alla Sanità, Luigi Arru, "quando nel marzo 2014 si era insediata questa Giunta, la Sardegna era a rischio commissariamento da parte del ministero della Salute proprio per la gestione della Peste suina africana, poiché eravamo giudicati non più credibili, affidabili". Affidabilità che "in questi anni - ha chiarito Arru - abbiamo recuperato a livello nazionale ed europeo".
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