Al terzo confronto tra i candidati alla presidenza della Regione le domande le fanno i giovani, scelti dall'Ufficio pastorale e sociale del lavoro. Tre minuti a testa per otto domande e solo dell'ultima gli aspiranti governatori non conoscono il contenuto. Manca Francesco Desogus, impegnato per la visita di Luigi Di Mio nell'Isola. "L'ho appreso solo dalla stampa, mi spiace", dice Ignazio Boi, il direttore dell'ufficio pastorale che ha organizzato l'incontro nella chiesa di Santa Restituta. C'è anche l'Arcivescovo di Cagliari, Arrigo Miglio.
"Dalla società civile salgono istanze di reciproco ascolto tra chi opera in politica e chi vive immerso nella dura realtà quotidiana", dichiara in premessa. Due i temi di cui i 6 non hanno parlato nei confronti precedenti: inclusione sociale e povertà, poi uno più personale sui motivi all'origine della decisione di entrare in politica. Paolo Maninchedda (Partito dei Sardi) è "per una solidarietà intelligente", e paragona Sardegna e Stato a Davide e Golia. "Lo Stato propone ricchezza agli eccellenti e marginalità ai normali, ma per noi il mondo è fatto anche di normali".
Per Andrea Murgia (Autodeterminatzione), ultimamente la politica "soffia sulla paura perché è gratis: Sono per una società aperta anche per un motivo economico: le società aperte sono più ricche". Mauro Pili (Sardi liberi) è convinto della necessità di "chiudere gli assessorati ai servizi sociali che praticano il clientelismo: la libertà dal bisogno si crea costruendo occupazione". Ines Pisano (La Sardegna di Ines Pisano) è per "la creazione di un assessorato alla disabilità".
Per Christian Solinas (centrodestra), che ricorda la sua formazione cattolica, "bisogna rimettere la persona umana al centro dei programmi". Massimo Zedda (centrosinistra) ricorda che negli anni '40, in occasione dei bombardamenti, "fu la solidarietà a salvare la città e i cagliaritani: con la solidarietà ricostruiremo il futuro".
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