Le fiamme non hanno dato neppure 24 ore di tregua alla macchina antincendio della Regione e alla flotta nazionale, sino a ieri mattina impegnate nello spegnimento del rogo a Tortolì, dove sono andati in fumo 800 ettari di macchia mediterranea costringendo all'evacuazione circa 5mila persone, tra residenti e turisti. L'emergenza è scattata poco più a sud, sulle colline a ridosso della spiaggia di Cea, rinomata per i suoi faraglioni rossi a poche bracciate dalla riva.
Lingue di fuoco alte anche 10 metri si sono fatte strada velocemente nelle campagne tra Tortolì e Bari Sardo e sospinte dal forte maestrale, che ha soffiato con punte di 60 chilometri all'ora, hanno raggiunto gli insediamenti costieri: alcune case, un hotel con 40 ospiti, due aree di sosta per camper e una colonia estiva sono stati fatti evacuare. "Abbiamo dovuto evacuare anche la spiaggia", dirà poco più tardi all'ANSA, nel pieno dell'emergenza, il sindaco di Bari Sardo Ivan Mameli. "Grazie al coraggio di tutti gli uomini in campo - aggiunge - l'hotel lambito dalle fiamme fortunatamente è salvo".
Nel frattempo il sindaco di Tortolì, comune vicino, ha dichiarato lo stato di calamità naturale per la devastazione dello scorso fine settimana: colpita anche un'aera archeologica di pregio. La conta dei danni è già partita, e le cause del vasto rogo già note: un incauto agricoltore che stava bruciando sterpaglie nel suo terreno. Quasi completate le operazioni di bonifica. Purtroppo, sembra che il rogo di Cea sia partito proprio da uno dei focolai non ancora spenti. Per turisti e residenti un'altra giornata di paura. Sul posto sono stati fatti convergere due Canadair, il Super Puma e due elicotteri della flotta regionale.
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