di Roberta Celot
Società prima svuotate e poi fatte fallire con un vorticoso giro di denaro che alla fine avrebbe provocato un 'buco' di 60 milioni di euro. Tutto avvalendosi di prestanome. Sono vari e di diverse tipologie, gli episodi di bancarotta - compresa l'ipotesi fraudolenta - contestati ad Alberto Scanu, amministratore delegato di Sogaer, società di gestione dell'aeroporto di Cagliari e già presidente di Confindustria Sardegna, da questa mattina rinchiuso nel carcere di Uta su ordine di custodia cautelare emesso dal Gip Giampiero Casula. A chiedere il provvedimento è stato il Pm Giangiacomo Pilia, titolare dell'inchiesta sul crac di dieci società, la maggior parte nel ramo sanitario, di cui Scanu era amministratore o socio. Eseguite dalla Guardia di finanza altre tre misure agli arresti domiciliari: hanno colpito la sorella di Scanu, Laura, e due collaboratori, il commercialista sardo Giovanni Pinna e Valdemiro Giuseppe Peviani, bloccato a Milano. Dodici in totale gli indagati.
L'inchiesta è direttamente collegata a quella sul crac da 13 milioni di euro della Clinica Città di Quartu, coordinata sempre dal Pm Pilia, e dalla quale Scanu era uscito assolto. Da quelle indagini è nato un secondo filone che ha portato ai clamorosi sviluppi di oggi. L'arresto dell'ex presidente di Confindustria è scattato per il pericolo di reiterazione del reato e di inquinamento delle prove. Subito un passo indietro dagli incarichi. "Il mio assistito si è dimesso dall'incarico di amministratore delegato di Sogaer e da tutte le cariche sociali che rivestiva perché intende difendersi liberamente", ha chiarito l'avvocato difensore Rodolfo Meloni, dicendosi poi sorpreso dall'arresto. "Le esigenze cautelari sono inesistenti - ha detto il legale - la richiesta del Pm è di febbraio e l'arresto è di ottobre". Nelle 163 pagine dell'ordinanza di custodia in carcere, il giudice spiega che ci sono gravi indizi di colpevolezza a carico di Scanu sul fallimento di nove società, mentre sulla decima le indagini sono ancora in corso. "Lo stato di insolvenza del gruppo Scanu - scrive il Gip - risaliva al 2002. E' stata ampiamente dimostrata la consuetudine con la quale Alberto e Laura Scanu si sono avvalsi di prestanome per la gestione di alcune società che vengono condotte al fallimento". La prossima settimana i primi interrogatori con la possibilità per gli indagati di raccontare la loro verità.
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