"Il pubblico ministero ha voluto introdurre un'ipotesi di abuso edilizio, ma è inesistente. Lo stadio non è privato, ma del Comune. I beni sono del Comune e non c'è né colpa, né dolo, né ci sono reati. E' un processo fatto sull'uomo Cellino". E' iniziata così l'arringa dell'avvocato Giovanni Cocco, difensore dell'ex presidente del Cagliari calcio, Massimo Cellino (assente in aula), a processo per presunti illeciti nella realizzazione dello stadio Is Arenas, a Quartu San'Elena. Dopo le richieste di condanna dei pm Enrico Lussu e Gaetano Porcu, la parola è passata alle difese.
Oltre al legale dell'attuale presidente del Brescia, per il quale i magistrati hanno chiesto la condanna a 4 anni e mezzo, parlerà anche l'avvocato Antonello Marotto, difensore dell'ex sindaco di Quartu, Mauro Contini: per lui sono stati sollecitati 5 anni di reclusione.
"Non c'era niente che non fosse sanabile, niente che non si potesse fare, al massimo qualche irregolarità - ha chiarito il difensore di Cellino - ma non certo un totale abuso. E soprattutto non c'è una responsabilità di Cellino, che per quell'impianto ha speso 10 milioni di euro".
Insieme a Cellino e Contini, a processo ci l'allora assessore ai Lavori pubblici del Comune di Quartu, Stefano Lilliu (i pm hanno chiesto la condanna a 5 anni), il direttore dei lavori Andrea Masala (4 anni e 3 mesi), il tecnico comunale Raffaele Perra (2 anni e 6 mesi), il geometra Graziano Mossa (8 mesi), l'impresario Marcello Vasapollo (1 anno e 8 mesi) e il progettista Jaime Manca (1 anno e 8 mesi). I reati contestati a vario titolo vanno dal peculato (alcune opere sono state pagate dal Comune ma per l'accusa avrebbe dovuto pagarle il Cagliari calcio) al falso alle violazioni paesaggistiche.
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