Per il servizio di "guardiania" di una coltivazione di marijuana con 460 piante che avrebbero fruttato sul mercato circa 1 milione di euro, avevano ingaggiato un senegalese irregolare di 36 anni dicendogli che avrebbe dovuto sorvegliare una piantagione di erbe officinali. Ignaro di tutto, il migrante aveva accettato finendo in un incubo: quel ruolo di guardiano si è trasformato per lui in una prigione, ridotto in schiavitù in una zona impervia nelle campagne di Gullei, nel comune di Oliena. Dopo l'arresto in flagranza scattato nell'agosto scorso all'interno del terreno, il 36enne ha raccontato tutto alla Polizia, che oggi ha stretto il cerchio attorno alla banda di coltivatori e spacciatori.
In carcere è finito Francesco Pisanu, 30 anni di Oliena, sorpreso dagli agenti della Squadra Mobile mentre portava il cibo al senegalese, mentre per altre quattro persone la gip del tribunale di Nuoro, Teresa Castagna, ha disposto l'obbligo di firma nei rispettivi comuni. Si tratta di Salvatore Satgia, 49 anni di Fonni, ritenuto la mente dell'organizzazione, e di tre 29enni tutti di Oliena, Andrea Occhipinti, Antonello Acquas e Raffaele Ballore, definiti dagli investigatori manovalanza. Il migrante era stato ingaggiato a Olbia come guardiano di una piantagione di erbe medicinali: la banda gli aveva promesso uno stipendio di 500 euro al mese più vitto e alloggio. In realtà il 36enne non è mai stato pagato, anzi veniva sfruttato come uno schiavo, tenuto senza cibo e costretto a vivere in una tenda all'interno dell'appezzamento.
Diverse volte aveva tentato di fuggire per sottrarsi ai suoi aguzzini, ma si era sempre perso: impossibile per chi non conosce quella zona orientarsi tra il groviglio di una fitta vegetazione e sentieri non tracciati. Il racconto del senegalese è risultato attendibile, tanto che la gip ha deciso per la sua scarcerazione. I dettagli dell'operazione sono stati illustrati in conferenza stampa a Nuoro dal capo della Squadra Mobile Silvio Esposito. Le indagini sono partite nel dicembre scorso quando era stata segnalata nelle campagne di Gullei una piantagione di marijuana dismessa. Gli investigatori hanno messo sotto sorveglianza il terreno fino a quando la banda, in primavera, ha deciso di mettere a dimora nuove piante, in tutto 460. Di qui il blitz di agosto con l'arresto del senegalese, che da subito ha collaborato con gli inquirenti consentendo di chiudere il cerchio. Decisive per le indagini anche le intercettazioni telefoniche e ambientali predisposte dalla Polizia e autorizzate dal tribunale.
Riproduzione riservata © Copyright ANSA