DI MARIA GIOVANNA FOSSATI
E' tornato in Barbagia dopo 60 anni dalla lavorazione del film "Banditi a Orgosolo", che ha firmato come direttore della fotografia, pellicola che Martin Scorsese ha definito un "capolavoro indiscusso" del cinema. Luciano Tovoli ha fatto la storia del grande schermo italiano lavorando con registi del calibro di Antonioni, Scola e Argento, ma ha anche fatto anni di esperienza a Hollywood. Domenica scorsa è arrivato ad Orgosolo, il paese del suo esordio nel cinema. Era il 1960 quando il regista Vittorio De Seta lo chiamò come direttore della fotografia del film, che nel 1961 avrebbe vinto il premio come miglior opera prima alla Mostra di Venezia. Il paese barbaricino ha riservato una calda accoglienza al cineasta, che a 83 anni è voluto tornare nei luoghi del film, un'opera imprescindibile per la conoscenza della Sardegna dell'epoca.
"Avevo appena 24 anni ed ero fresco di studi al Centro sperimentale di Cinematografia di Roma", racconta Tovoli agli amici di Orgosolo, dove è giunto accompagnato da Antioco Floris, docente di cinema, fotografia e televisione all'Università di Cagliari, che quest'anno ha pubblicato il libro dedicato al film. "Un amico mi segnalò al regista siciliano. Mi prese e partimmo per Orgosolo. Io ero incredulo, cosciente di essere giovanissimo, ma ho trovato uno che credeva nei diplomi e mi ha messo alla prova. In paese restammo sette mesi: è stata la mia palestra, da lì partì la mia carriera fortunata". Commovente l'abbraccio tra Tovoli e "Peppeddu", il bambino del film, e con Mario Battasi, che impersonava il carabiniere.
"E' stato un lavoro durissimo nel Supramonte e con pochi mezzi - confessa il direttore della fotografia che ha firmato anche Suspiria, Dracula e il Mistero di Oberwald - eravamo una troupe di sole quattro persone e navigavamo a vista. Tutte le mattine De Seta, nella porta della mia camera imbucava qualche foglio con scritto il mio lavoro della giornata. Appena arrivato ho fatto il casting con lui per qualche mese: gli attori erano tutti di Orgosolo, dovevamo educarli alla recitazione. Devo dire che siamo stati aiutati e accolti da amici, dopo essere stati terrorizzati prima di partire. 'Ma proprio a Orgosolo dovete andare? Avrete solo guai', ci dicevano. E invece dopo pochi giorni salutavamo tutti e ci volevano bene". "Ogni problema che si presentava sul set lo risolvevamo insieme a Luciano - ricorda Mario Battasi, oggi 88enne - Per loro, che venivano da realtà diverse, immagino sia stato duro lavorare in Supramonte. Spessissimo dormivamo per terra negli ovili e scherzavamo sempre con De Seta: 'Ma Vittorio come fa un nobile come te (De Seta vantava il titolo di marchese, ndr) a ridursi in questo stato?' Lui non batteva ciglio, aveva a cuore il film che fu uno spartiacque nella storia di questo paese: da allora è diventato il paese dell'interno più visitato in Sardegna".
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