DI MARIA GRAZIA MARILOTTI
"Lavoreremo per mantenere e migliorare il già ottimo livello del Teatro Lirico di Cagliari e accrescerlo in termini di qualità e quantità. E' la prima industria culturale della Sardegna: in questo senso lo immagino come un hub, un punto di riferimento che produca opere, contenuti, servizi anche verso teatri minori e non solo". Così all'ANSA Nicola Colabianchi, il nuovo sovrintendente appena insediatosi al timone dell'ente al posto di Claudio Orazi, ora alla guida del Carlo Felice di Genova. Abruzzese, 62 anni, Colabianchi è originario di Rosciolo dei Marsi, il famoso "paesello tanto bello", come cantava Luciano Tajoli.
Direttore d'orchestra, compositore, pianista, librettista, nominato prima da Francesco Rutelli e poi da Giuliano Urbani membro del Cda del Teatro dell'Opera di Roma e, per una parentesi, direttore artistico. Il numero uno del Lirico, che presto incontrerà i sindacati e Consiglio di indirizzo, annuncia una politica nel segno della continuità, sottolineando l'importanza di una sinergia con tutte le figure professionali del Teatro, attività nel territorio, collaborazioni internazionali come "West Side Story" con Chicago o rappresentazioni di opere rare come Palla de' Mozzi di Marinuzzi, che il 31 gennaio inaugura il nuovo cartellone. E poi, tra le sue mosse imminenti, dovrà nominare il direttore artistico e amministrativo.
"Sono cosciente del fatto che i finanziamenti giungono dalle tasse dei cittadini e quindi da usare con cura per incrementare e migliorare la proposta culturale nell'Isola e nel mondo - spiega il neo sovrintendente - intercettare il flusso turistico già di alto livello in Sardegna per le attrattive uniche a livello mondiale e attirarlo con un'offerta culturale che lo convogli a teatro. Servono nuovi sponsor per mantenere lo standard di qualità e ci adopereremo anche su questo fronte". Colabianchi ha l'entusiasmo del primo giorno da sovrintendente. "Nell'analisi delle peculiarità delle diverse fondazioni ho intenzione di mantenere l'identità del Teatro Lirico di Cagliari, conosciuto per rappresentazioni di opere rare o mai eseguite". Marchio di fabbrica della Fondazione. "Sarà mia cura - sottolinea - studiare gli annali delle stagioni passate per proporre anche un repertorio inedito o mai stato eseguito in Sardegna".
Sposando la programmazione del 2020, già lavora al 2021, entrando nell'eterno dibattito tra regie innovative e regie classiche per propendere nettamente verso le seconde. "Pur riconoscendo - precisa - il valore delle nuove idee". Uno sguardo attento ai giovani. "Credo fortemente nell'attività a favore delle nuove generazioni, affinandola e incrementandola. Sono loro il pubblico del futuro". Ma il faro puntato da Colabianchi investe anche il patrimonio operistico. "L'Italia ha tanti beni culturali. Non meno importanti sono i beni 'musicali' che ci permettono di far conoscere il nostro paese con la sua storia, lingua, identità, grazie ai Puccini, i Rossini, ai Verdi, ai Donizetti, per citarne alcuni, che vengono rappresentati in tutto il mondo da New York a Tokyo, da Parigi a Mosca".
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