di Maria Grazia Marilotti
L'avvincente e raffinata partitura di Gino Marinuzzi, ripescata dall'oblio, apre a Cagliari la Stagione di Lirica e Balletto. Palla de' Mozzi, melodramma in tre atti su libretto di Giovacchino Forzano, è andata in scena ieri sera al Lirico, per la prima volta in tempi moderni, 78 anni dopo la sua ultima esecuzione. Accolta dagli applausi del numeroso pubblico, l'opera risponde a un gusto già novecentesco ma rende omaggio attraverso vari rimandi e citazioni, al ricco patrimonio musicale dei secoli passati. E' dal 1942 che non si sente risuonare in un teatro. Ancora una volta il Lirico sceglie di aprire il cartellone con un titolo raro e desueto. In sala, emozionate, le nipoti del compositore, Donatella e Oretta Pierotti Cei e sua figlia Valentina. Questa sera ci sarà il loro fratello, Fabio. "Grazie al Teatro Lirico di Cagliari per averla riproposta, è un' emozione grandissima", ha detto all'ANSA Oretta.
In questo dramma di ispirazione storica il compositore palermitano mescola le epoche in un gioco di sovrapposizioni di eventi: tra assedi e milizie in armi, luoghi di culto e preghiera, guerra e pace, fede e amore, rispetto filiale, onore e redenzione. L'ambientazione rinascimentale è ben resa dai costumi di Francesco Esposito, tra le corazze dei mercenari comandate da Palla de' Mozzi, successore di Giovanni delle Bande Nere, sobrie e fastose vesti ecclesiastiche e abiti d' epoca. Un dramma dal sapore ottocentesco dove non mancano richiami agli ideali patriottici. Una storia incastonata in una scrittura orchestrale moderna, densa, ricca di colori e sfumature. Attento ai particolari di questa complessa partitura, il maestro Giuseppe Grazioli fa rivivere il caleidoscopico mondo di Marinuzzi.
Ottima la prova del tenore Leonardo Caimi (Signorello), applauditissimi il soprano Francesca Tiburzi (Anna Bianca) e Elia Fabbian (Palla de' Mozzi). Felice anche l'interpretazione di Francesco Verna (Il Montelabro) e di tutta la compagnia, sostenuti dalla valida prova di Coro e Orchestra del Lirico e Coro delle Voci Bianche del Conservatorio. La regia di Giorgio Barberio Corsetti e Pierrick Sorin, privilegia una chiave metateatrale con un gioco di specchi tra azione scenica, videoproiezioni ed effetti.
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