L'emergenza coronavirus tocca la Saras nel bel mezzo della grossa fermata tecnica per manutenzioni, avviata a gennaio e che si sarebbe dovuta concludere a fine marzo. Il che significa che nello stabilimento di Sarroch, alle porte di Cagliari, in questi mesi sono al lavoro circa 3.200 persone, 1.500 diretti più 1.700 dell'indotto. La situazione è sotto controllo, fa sapere Marco Nappi, segretario regionale della Femca Cisl, dopo aver definito con gli altri sindacati, Confindustria e azienda il programma dei lavori nel rispetto delle prescrizioni contenute nell'ultimo Dpcm.
"Se tutta l'Italia avesse preso le misure che sono state adottate in Saras non ci sarebbe questa emergenza - dice Nappi all'ANSA - Prima di tutto i 7-8 lavoratori che sono arrivati dalle ex zone rosse del nord Italia prima dell'ultimo decreto non sono entrati in raffineria e sono in quarantena. Poi è stato stabilito che i lavori che non si possono fare nel rispetto del Dpcm saranno posticipati".
"Non c'è la frenesia del business per chiudere la fermata nei tempi - spiega il sindacalista - ma si tratta pur sempre di una fabbrica che produce energia e carburante cutilizzato anche negli ospedali e per le emergenze: quindi deve essere messa nelle condizioni di produrre a pieno regime, terminando le manutenzioni principali". Tutti i responsabili dei lavoratori per la sicurezza (Rls) saranno coinvolti nel programma delle lavorazioni e "a chi non rispetta le regole sarà ritirato il cartellino e non potrà entrare in fabbrica", annuncia Nappi.
Nel frattempo però l'opposizione in Consiglio regionale chiede "più verifiche e precauzioni subito - incalza Valter Piscedda, vice capogruppo Pd - Chiediamo trasparenza e che siano praticati anche in Saras tutti i protocolli sanitari e le procedure di previste dai Dpcm". "La Regione - gli fa eco il consigliere M5s Michele Ciusa - ha l'obbligo di avviare urgenti e specifiche indagini volte ad accertare il rispetto dei protocolli di sicurezza anticontagio all'interno della raffineria".
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