Per i cagliaritani ha già fatto almeno due miracoli: liberare l'isola dalla peste nel 1656 e respingere l'invasione dei francesi nel 1793. Così, di fronte all'emergenza coronavirus, le massime istituzioni religiose e politiche sarde provano ancora a rivolgersi a Sant'Efisio, il martire guerriero patrono dell'Isola portato ogni anno in processione l'1 maggio, davanti a decine di migliaia di persone, proprio come ringraziamento per le intercessioni del passato.
L'esempio arriva dal Papa che ieri, nella sua camminata fuori dal Vaticano, ha venerato la Salus populi Romani a Santa Maria Maggiore e poi ha pregato davanti al crocifisso di San Marcello al Corso che, per i fedeli, salvò Roma dalla peste. Questa mattina l'arcivescovo di Cagliari, mons. Giuseppe Baturi, è andato nella chiesa di Sant'Efisio, nel quartiere storico di Stampace, per esprimere, a nome di tutta la Diocesi, un "Atto di affidamento" per l'epidemia da coronavirus. La cerimonia si è tenuta davanti al più antico simulacro del martire (comunemente noto come "Sant'Efis sballiau") posto nella nicchia dell'altare maggiore.
"Ancora una volta - ha detto Baturi - il popolo cagliaritano si rivolge al suo Santo protettore e ne invoca la protezione perché venga liberato dai pericoli del contagio e perché procuri a noi una fede viva e una carità ardente. La preoccupazione, il dolore di questi giorni adesso si sciolgono in preghiera fiduciosa". All'appello si è unito anche il presidente della Regione Christian Solinas che si è affidato a Sant'Efisio", affinché - spiega - ancora una volta conceda il suo intervento risolutivo come ha fatto in passato". D'accordo anche il sindaco di Cagliari Paolo Truzzu che ha accolto l'invito dell'arcivescovo: "In un momento così difficile, chi ha la forza della fede deve fare appello ai valori più profondi della nostra comunità".
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