Si conoscevano da anni, i loro poderi uno a fianco all'altro: un rapporto di buon vicinato rovinato negli ultimi tempi dalla continua richiesta di denaro per andare al bar. E spesso, secondo quanto ricostruito dagli investigatori, l'ottantenne Giuseppe Pintore cedeva alle insistenze del vicino, più giovane di una decina d'anni.
Sarebbe questo, stando alle prime risultanze dell'indagine, il movente che avrebbe armato la mano di Salvatore Mameli, 68 anni, sospettato dagli uomini della Squadra Mobile di Cagliari di aver ucciso l'anziano vicino nelle campagne di Maracalagonis, il 6 marzo scorso, con due colpi di pistola. Ieri pomeriggio, durante una perquisizione, gli agenti della Sezione omicidi hanno sequestrato a casa dell'indagato un revoler Smith & Wesson calibro 32, compatibile con quella usata per l'omicidio, 4 cartucce, vestiti e altro materiale che ora è già all'esame della Scientifica. Il movente, dunque, sarebbe stato il denaro: il portafogli della vittima non è mai stato ritrovato.
E' stata un'indagine quasi vecchio stile quella coordinata dal sostituto procuratore Emanuele Secci, avviata subito dopo il rinvenimento del corpo dell'ottantenne e proseguita per venti giorni in assoluto silenzio. Scartata da subito l'ipotesi del suicidio - l'uomo era stato trovato cadavere nella sua auto con due colpi di pistola alla testa ma dell'arma nessuna traccia - gli investigatori avevano interrogato da subito tutti i parenti e i vicini di casa della vittima, compresi gli amici del bar nel quale Giuseppe Pintore passava per trascorrere qualche ora con chi condivideva la sua passione: la caccia.
Dopo il delitto, gli agenti della Mobile hanno sequestrato le immagini di diversi impianti di videosorveglianza posizionati lunga la stradina dove è avvenuto l'omicidio: molte case di campagna della zona hanno infatti le telecamere all'ingresso. Così gli inquirenti avrebbero visto transitare Salvatore Mameli in un'ora sovrapponile a quella del delitto: l'unico, pare, ad essere passato in quella fascia oraria.
Gli uomini della Mobile hanno deciso di perquisire l'abitazione del 69enne - difeso dall'avvocato Stefano Piras - portando via pistola, cartucce e indumenti compatibili con quelli estrapolati dalle immagini. Pochi minuti dopo è scattato il fermo su ordine del pubblico ministero che ha chiesto la convalida al Gip Massimo Poddighe: nel frattempo l'indagato è stato trasferito nel carcere di Uta. Già durante la notte gli esperti della Scientifica hanno iniziato a lavorare sulla pistola per capire se si tratti con certezza dell'arma del delitto.
A provocare l'omicidio potrebbe esserci stato il rifiuto dell'anziano all'ennesima richiesta di denaro da parte del vicino, oppure un tentativo di rapina finito nel sangue. Emigrato per lavorare fuori dalla Sardegna, Pintore era tornato a Maracalagonis una volta andato in pensione: rimasto vedovo, da anni si era ritirato nel suo podere di campagna, circondato da frutteti. Ed è accanto ad uno di questi che è scattato l'agguato mortale.
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