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Graziano Mesina, l'eterna primula rossa

Graziano Mesina, l'eterna primula rossa

Imponente caccia all'uomo

NUORO, 05 luglio 2020, 13:56

Redazione ANSA

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- RIPRODUZIONE RISERVATA

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L'ex 'primula rossa' di nuovo inafferrabile. La lunga storia dei conti di Graziano Mesina con la giustizia si ripete con colpi di scena che sembrano non mettere mai fine alle vicende di un personaggio a lungo definito definito "l'ultimo balente". Una saga che sembrava essersi prima chiusa nel 2004 con la concessione della grazia dall'allora presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi. Poi il nuovo arresto per droga nel 2013. E adesso, con la sua nuova latitanza una nuova scomparsa nel nulla.

A 14 anni Mesina, nel 1956, venne arrestato per porto abusivo di pistola e oltraggio a pubblico ufficiale. Ottenne il perdono giudiziale. Poco tempo dopo, nuovamente arrestato, Mesina mise a segno la prima di una serie di evasioni che l'avrebbero reso celebre. Non a caso il conflitto con la legge ha poi scandito tutte le tappe della vita di un uomo che ha trascorso in carcere oltre 40 dei suoi 71 anni di vita. Ma a segnare il percorso umano che ha fatto per molti anni di 'Grazianeddu' un mito - pagine di racconti sui rotocalchi delle sue avventure galanti da latitante, 'visite camuffate' allo stadio di Cagliari per seguire 'Rombo di tuono' Gigi Riva - non sono solo date e avvenimenti: tanti, infatti, sono i personaggi pubblici che in qualche modo si sono occupati di lui, penultimo di dieci figli di una famiglia di pastori di Orgosolo.

E' notoria la grande considerazione che ebbe di lui Indro Montanelli, tra i primi a battersi perché gli fosse concessa la grazia, ma sono in pochi probabilmente a ricordare che ad opporsi nel novembre del '91 alla concessione del provvedimento fu Giovanni Falcone, all' epoca direttore generale degli affari penali del ministero della Giustizia che disse "no" all'allora presidente della Repubblica Francesco Cossiga. Era il 14 novembre e Cossiga, in visita a Barcellona, espresse "avviso favorevole" alla concessione della grazia a Mesina, il quale si trovava in libertà vigilata condizionale dal 18 ottobre su decisione del tribunale di sorveglianza di Torino (che nel 1993 revocò tale provvedimento).

Quel periodo di libertà durò però solo 22 mesi, trascorsi in gran parte tra qualche visita ai suoi familiari a Orgosolo e la campagna astigiana (viveva a San Marzanotto ospite di un amico d' infanzia): il 4 agosto del 1993 il tribunale di sorveglianza revocò la concessione della libertà condizionale dopo il ritrovamento nel cascinale dove viveva di un kalashnikov e altre armi da guerra (Grazianeddu si è sempre detto estraneo a questo episodio). Le porte del carcere così si richiusero - e questa volta sembrava per sempre - alle spalle di Mesina, dopo la condanna a otto anni e sei mesi di reclusione che gli fu inflitta ad ottobre del '94 dai giudici del tribunale di Asti.

Il nome dell'ultimo 'balente' comparve anche nelle vicende seguite al rapimento del piccolo Faruk Kassam: Mesina sostenne di aver fatto da intermediario, favorendo la liberazione dell' ostaggio, ma la circostanza è sempre negata dagli inquirenti e ha portato ad una condanna per favoreggiamento. Il nome di Grazianeddu ricomparve nelle cronache dei giornali, anche se soltanto indirettamente e proprio legato a un caso di grazia. Il 2 novembre del '99 il presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi concesse la grazia all' avvocato Bruno Bagedda, difensore storico di Mesina. Il penalista, 78 anni, in passato parlamentare e esponente di primo piano del Msi, era stato condannato a 14 anni di reclusione per concorso nel sequestro-omicidio del giornalista Leone Concato.

E cinque anni dopo arrivò la libertà anche per Grazianeddu. Uscito nel 2004 dal carcere di Voghera dopo la concessione della grazia "acciaccato - disse - solo per un raffreddorone", Mesina tornò qualche tempo dopo nella "sua" Orgosolo. Infine, disegnò il suo futuro da uomo libero: guida turistica nella Barbagia, nell'Ogliastra e nel Supramonte, nascondigli inespugnabili durante la latitanza e dopo le sue rocambolesche fughe, mantenendo sempre un carisma criminale inarrivabile, come provato dalla scuse di due ladruncoli che nello scorso marzo rubarono una Porsche e si scusarono con Mesina quando seppero che ne era il proprietario.

Qualche anno dopo, nel 2013, Mesina fu nuovamente arrestato a seguito di un blitz delle forze dell'ordine con l'arresto di due bande (26 affiliati in tutto, tra Orgosolo, Cagliari e la penisola). Sei anni dopo, il 7 giugno 2019, quella che sembrava essere ormai una 'ex' primula rossa era stata scarcerata tra le polemiche e aveva fatto ritorno a Orgosolo dopo sei anni trascorsi nel carcere nuorese di Badu e Carros. La sua liberazione era avvenuta per decorrenza dei termini di custodia cautelare a causa del mancato deposito delle motivazioni della sentenza di condanna in appello a 30 anni per associazione a delinquere finalizzata al traffico internazionale di droga. Ora Grazianeddu, di nuovo introvabile, ha ricominciato la sua interminabile partita con la giustizia.

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