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Covid: un ulivo per il primo medico morto in Sardegna

Covid: un ulivo per il primo medico morto in Sardegna

Omaggio al dottor Khair, in trincea per pazienti e sua Palestina

CAGLIARI, 13 novembre 2020, 11:11

Redazione ANSA

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- RIPRODUZIONE RISERVATA

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DI STEFANO AMBU

Un dottore in trincea: sia per i malati sia per la causa palestinese. È il primo medico scomparso in Sardegna per Covid. E il suo ordine professionale, a sette mesi dalla sua scomparsa, lo ha voluto ricordare con l'intitolazione di un ulivo. Che da oggi si chiamerà l'Ulivo di Nabeel. "Caduto per Covid 19 nell'esercizio della sua professione", si legge nella targa "battezzata" oggi alla presenza dell'assessore della Sanità Mario Nieddu, del presidente dell'Ordine dei medici Raimondo Ibba e dei rappresentanti della comunità palestinese in Sardegna. Primo morto a causa del coronavirus tra i medici di famiglia in Sardegna. Nabeel Khair è scomparso lo scorso aprile a 62 anni. Era in servizio da fine febbraio a Tonara, ma è stato storica guardia medica ad Aritzo. Era stato ricoverato dagli inizi di marzo all'ospedale Santissima Trinità di Cagliari. Poi l'aggravamento dello stato di salute e la morte.

Commosso il ricordo della giovane collega Amneh Al Omary, sarda, ma di origini giordane. "Mi ha seguito all'inizio della sua carriera - ha raccontato durante la cerimonia di stamattina all'Ordine dei medici - mi ha insegnato tante cose. E mi ha insegnato soprattutto che il paziente non è un corpo a cui appoggiare uno stetoscopio, ma una persona che soffre. Perché lui aveva un cuore grande. Per me è un grande orgoglio sentire ancora le testimonianze dei suoi pazienti che mi fermano e raccontano qualche aneddoto su di lui. Sono segnali importanti: lui ha lasciato tracce indelebili sulla comunità". Anche Ibba ha ricordato la figura di Nabeel. "Siamo addolorati perché non è più con noi - ha detto - ma quello che ha fatto rimane. Chi lo ha conosciuto non ha potuto fare a meno di apprezzarlo per il suo impegno. Un uomo che correva da una parte all'altra per le sue missioni, la cura dei pazienti e la causa palestinese". Anche Nieddu ha speso per il medico nato vicino a Betlemme parole di grande apprezzamento. "Non l'ho conosciuto personalmente - ha spiegato l'assessore all'ANSA - ma era un bravo medico, apprezzato per le sue doti professionali e umane". La comunità palestinese ha deposto un mazzo di rose ai piedi dell'ulivo e regalato un fiore a Ibba e Nieddu.

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