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300 cave attive nell'Isola, oltre 500 abbandonate

300 cave attive nell'Isola, oltre 500 abbandonate

Legambiente, "con un canone minimo entrate per 2,8 milioni"

CAGLIARI, 11 maggio 2021, 11:51

Redazione ANSA

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Cava di marmo (foto d 'archivio) - RIPRODUZIONE RISERVATA

Cava di marmo (foto d 'archivio) - RIPRODUZIONE RISERVATA
Cava di marmo (foto d 'archivio) - RIPRODUZIONE RISERVATA

di Stefano Ambu

In Sardegna 303 cave autorizzate e 492 dismesse o abbandonate. E l'Isola non ha un piano vigente e l'attività non prevede canoni che porterebbero invece nelle casse regionali oltre 2,8 milioni di euro. Lo dice il rapporto presentato da Legambiente. Questo il calcolo degli ambientalisti: con un potenziale volume d'affari annuo da attività estrattive, con prezzi di vendita pari a 14.048.000 euro, e con un canone al 20% del valore di mercato, il guadagno complessivo per Regione e Comuni sarebbe di 2.809.600 euro.
    "In Sardegna la legge regionale 30 del 1989 non permette di realizzare semplici opere di mascheramento o di copertura della cave dismesse, ma obbliga a ristabilire la funzionalità ecologica e faunistica dell'area ante operam - dichiara Annalisa Colombu, presidente di Legambiente - Nonostante questo approccio positivo, molto viene rimandato al Piano regionale sulle attività estrattive, che attualmente però non in vigore. I numeri e le storie raccolte nel rapporto cave dimostrano che non abbiamo più scuse per rinviare la direzione di cambiamento.
    Soprattutto, ritardando le scelte ci precludiamo lo sviluppo di innovazioni che sono già pronte. Lo raccontano le tante buone pratiche", sottolinea Colombu.
    Secondo Legambiente la sfida dei prossimi anni è la rigenerazione delle città, con la riqualificazione energetica e anti sismica del patrimonio edilizio. Per questo "bisogna rilanciare il settore delle costruzioni puntando su qualità, sostenibilità, recupero e riciclo dei materiali". Per l'associazione sono tre gli obiettivi principali da raggiungere.
    Primo, rafforzare la tutela del territorio, "perché il quadro delle regole di tutela dalle attività estrattive è inadeguato e ancora troppi piani contengono previsioni enormi di nuovi prelievi". Secondo, stabilire un canone minimo nazionale per le concessioni di cava, come nel Regno Unito, pari al 20% del valore di mercato. Terzo, ridurre il prelievo attraverso il recupero degli inerti provenienti dall'edilizia e dal riciclo di rifiuti da utilizzare in tutti i cantieri.
   

Riproduzione riservata © Copyright ANSA

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