Un pezzo di Sardegna sbarca al Festival del cinema di Venezia con la Fondazione Sardegna Film Commission. In sala "Ariaferma" di Leonardo Di Costanzo, fuori concorso, e "Princesa" di Stefania Muresu, evento speciale delle Giornate degli Autori. La prima pellicola sarà proiettata domenica 5 settembre. "Ariaferma", interpretato da Toni Servillo, Silvio Orlando e Fabrizio Ferracane e con Luca Bigazzi alla fotografia, è ambientato nel carcere di San Sebastiano a Sassari. La storia ruota attorno ad un vecchio carcere in dismissione che per problemi burocratici vive giornate paradossali: i trasferimenti si bloccano e una dozzina di detenuti con pochi agenti rimangono in attesa di nuove destinazioni. In un'atmosfera sospesa, le regole di separazione si allentano e tra gli uomini rimasti si intravedono nuove forme di relazioni.
"Il carcere di Mortana nella realtà non esiste: è un luogo immaginario, costruito dopo aver visitato molte carceri - spiega il registra Di Costanzo - Quasi ovunque abbiamo trovato grande disponibilità a parlare, a raccontarsi, è capitato che gli incontri coinvolgessero insieme agenti, direzione e qualche detenuto. Allora era facile che si creasse uno strano clima di convivialità, facevano quasi a gara nel raccontare storie. Si rideva anche. Poi, quando il convivio finiva, tutti rientravano nei loro ruoli e gli uomini in divisa, chiavi in mano, riaccompagnavano nelle celle gli altri, i detenuti. Di fronte a questo drastico ritorno alla realtà, noi esterni avvertivamo spaesamento. E proprio questo senso di spaesamento ha guidato la realizzazione del film".
Giovedì 9 settembre sarà la volta della prima mondiale del documentario "Princesa" di Stefania Muresu, scritto insieme con Fabian Volti e Carlo Doneddu come autore della colonna sonora. Nello scenario di un Mediterraneo che guarda al Sud, terra di riti e credenze, Princesa è il nome di fantasia di una giovane donna nigeriana, arrivata in Sardegna attraverso i canali del traffico di esseri umani. Vittima di un maleficio da cui cerca silenziosamente di liberarsi, la sua biografia non scritta rivela una storia di tratta e di superstizione.
"Il desiderio del film nasce dall'incontro personale con Princesa e dalla volontà reciproca di lasciare una traccia, un segno della sua storia e della storia di molte altre donne nigeriane - racconta la regista - L'ho conosciuta all'interno di una comunità di accoglienza per vittime di tratta a Cagliari, dopo essere fuggita dalla rete dei trafficanti che gestiscono in Italia il mercato della prostituzione e dello sfruttamento".
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