/ricerca/ansait/search.shtml?tag=
Mostra meno

Se hai scelto di non accettare i cookie di profilazione e tracciamento, puoi aderire all’abbonamento "Consentless" a un costo molto accessibile, oppure scegliere un altro abbonamento per accedere ad ANSA.it.

Ti invitiamo a leggere le Condizioni Generali di Servizio, la Cookie Policy e l'Informativa Privacy.

Puoi leggere tutti i titoli di ANSA.it
e 10 contenuti ogni 30 giorni
a €16,99/anno

  • Servizio equivalente a quello accessibile prestando il consenso ai cookie di profilazione pubblicitaria e tracciamento
  • Durata annuale (senza rinnovo automatico)
  • Un pop-up ti avvertirà che hai raggiunto i contenuti consentiti in 30 giorni (potrai continuare a vedere tutti i titoli del sito, ma per aprire altri contenuti dovrai attendere il successivo periodo di 30 giorni)
  • Pubblicità presente ma non profilata o gestibile mediante il pannello delle preferenze
  • Iscrizione alle Newsletter tematiche curate dalle redazioni ANSA.


Per accedere senza limiti a tutti i contenuti di ANSA.it

Scegli il piano di abbonamento più adatto alle tue esigenze.

Api usano distanziamento per ridurre diffusione di parassiti

Api usano distanziamento per ridurre diffusione di parassiti

Studio Università Sassari pubblicato su rivista Science Advances

SASSARI, 02 novembre 2021, 12:14

Redazione ANSA

ANSACheck

- RIPRODUZIONE RISERVATA

- RIPRODUZIONE RISERVATA
- RIPRODUZIONE RISERVATA

Nel regno animale il ricorso al distanziamento sociale per contrastare la diffusione di patogeni o parassiti è più diffuso di quanto non si pensi. Pur trattandosi di un comportamento che implica elevati costi sociali, come abbiamo avuto modo di sperimentare durante l'attuale pandemia di Covid-19, l'uso diffuso di questa strategia in natura suggerisce che i benefici siano superiori ai costi. Infatti, i casi documentati di questo comportamento riguardano animali molto diversi tra loro e separati da milioni di anni di evoluzione: dai babbuini meno propensi a ripulire il pelo di individui affetti da infezioni gastrointestinali, sino ad alcune specie di formiche che, se infettate da un fungo patogeno, si isolano ai margini del formicaio.

Recentemente, un team internazionale di ricercatori coordinato da Michelina Pusceddu, da Ignazio Floris e da Alberto Satta del Dipartimento di Agraria dell'Università degli Studi di Sassari, in collaborazione con l'University College London, l'Università di Torino e la Martin Luther University Halle-Wittenberg (Germania), ha svolto uno studio per valutare se la presenza dell'acaro ectoparassita Varroa destructor in colonie di api da miele inducesse cambiamenti nell'organizzazione sociale tali da ridurre la diffusione dello stesso parassita all'interno dell'alveare.

 Lo studio appena pubblicato su Science Advances, mostra che le colonie di api infestate reagiscono, modificando l'uso dello spazio e le interazioni tra compagne di nido al fine di aumentare il distanziamento sociale tra la coorte di api giovani (che hanno cura della regina e della covata) e quella delle bottinatrici più anziane. Le colonie di api mellifere, infatti, sono organizzate in due comparti principali: quello periferico occupato dalle bottinatrici (api anziane) e quello più interno composto da giovani api, dalla regina e dalla covata. Questa segregazione spaziale all'interno della colonia porta a una minore frequenza di interazioni tra i due compartimenti rispetto a quanto avviene all'interno di ogni compartimento e permette agli individui più importanti per la sopravvivenza della colonia di essere protetti dall'ambiente esterno e quindi dall'arrivo di malattie. 
   

Riproduzione riservata © Copyright ANSA

Da non perdere

Condividi

O utilizza