Per gettare acqua sul fuoco delle
polemiche per la revisione al rialzo della "tassa sulle insegne"
decisa dal Comune di Olbia, il sindaco Settimo Nizzi e la sua
amministrazione hanno deciso di prorogare il termine per pagare
la prima rata dal 31 gennaio al 31 marzo. Nizzi l'ha annunciato
oggi nel corso di una conferenza stampa convocata appositamente
per tendere la mano a quei commercianti che nei giorni scorsi
hanno inscenato insolite forme di protesta e di contestazione,
ma senza fare neanche un passo verso di loro. "La tassa si paga,
noi abbiamo il dovere di farla pagare e di adeguare le tariffe,
che erano ferme dal 1994", ribadisce il sindaco di Olbia. La
decisione di aumentare il costo da versare nelle casse comunali
per insegne superiori alle dimensioni esentate aveva generato la
rabbia di molti operatori nella zona industriale e in altre aree
cittadine in cui la scelta dell'amministrazione ha effetti
concreti. Qualcuno ha deciso di rimuovere la propria insegna,
altri l'hanno coperta con delle buste di nylon. "Ci sono tre
sole possibilità: ridurre la dimensione dei cartelli sopra le
attività, rimuoverli o pagare la tassa", dice Nizzi. "Non
lasceremo le buste, è una questione di decoro", spiega prima di
tornare al punto centrale della querelle.
"Era doveroso riclassificare la zona industriale da zona 3 a
zona 1, prima c'erano poche attività e una sola via e aveva un
determinato coefficiente, ora è una zona commerciale e
artigianale ed è piena di attività che non possono avere
trattamenti diversi dal centro o da altre zone cittadini in cui
si trovano i negozi", afferma il sindaco. Stesso discorso per
altre aree in cui si è levato il coro delle proteste, sottolinea
citando "viale Aldo Moro e vie limitrofe, via Barcellona, via
Vittorio Veneto, viale Murta Maria, viale Porto Istana,
l'agglomerato di Porto Rotondo e San Pantaleo".
Agli attacchi e alle strumentalizzazioni non dà troppo ascolto,
ma Nizzi si dice dispiaciuto perché "abbiamo avuto un incontro
con alcune associazioni di categoria e attendevamo una risposta,
invece è successo quel che è successo", commenta prima di
sottolineare che "il nostro non è un atto di imperio ma un
dovere, ci siamo comportati come tutti i Comuni italiani,
abbiamo adeguato il canone unico patrimoniale alle norme e
abbiamo previsto un rincaro nella media nazionale".
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