DI FABRIZIO FOIS
"Qui da noi a Leopoli la situazione è abbastanza tranquilla. La città è diventata un grande centro di accoglienza e siamo in tanti impegnati su questo fronte: le nostre giornate iniziano però con le telefonate ai nostri amici e parenti a Kiev e in altre città sotto assedio per sapere se stanno tutti bene e per capire come hanno passato la notte. Poi riprendiamo a fare i volontari nei centri profughi". E' la testimonianza di Iryna, agente immobiliare ucraina che dopo 17 passati a lavorare a Cagliari è tornata a Lviv (Leopoli), nel suo Paese, oggi scosso dalla guerra.
"Il confine con la Polonia dista solo un'ora e mezza di auto ma in questi giorni per arrivarci ci vogliono anche 48 ore - racconta all'ANSA con la voce spezzata dalla commozione - siamo diventati nostro malgrado punto di ritrovo e partenza e di fronte al caos totale ci siamo organizzati abbastanza bene, aprendo centri di accoglienza in diverse zone della città, nelle scuole, negli asili e anche in alcuni appartamenti messi a disposizione, con una gestione coordinata dal nostro sindaco".
Secondo il Dipartimento regionale occidentale del servizio di guardia di frontiera dell'Ucraina-confine occidentale, alle 12 di oggi nei diversi varchi verso la Polonia si registravano code vedevano di circa 2.500 mezzi e oltre 300 pedoni, diventati alle 15 rispettivamente 3.450 e 450.
Iryna ricostruisce con orgoglio la grande mobilitazione civica messa in piedi spontaneamente dai cittadini di Leopoli: persone che stanno aiutando mettendo a disposizione prodotti alimentari o coperte, imprenditori hanno dato attrezzature e apparecchiature, mentre "i maschi assicurano la vigilanza della città". "Le sirene hanno suonato i primi tre giorni dell'attacco e ora la situazione è abbastanza tranquilla ma sta cambiando ogni ora - fa sapere la volontaria - Oggi alcuni negozi e farmacie sono aperte, ma servono medicinali e cibo in scatola. Le ferrovie hanno messo a disposizione treni gratis e sappiamo che la strada verso la Polonia è sicura: ci sono molti posti di blocco presidiati".
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