Centinaia di bandiere blu e gialle dell'Ucraina, quelle arcobaleno con la scritta "Pace" e tanti cartelloni fatti a mano dagli studenti per riaffermare il diritto dei popoli alla libertà e alla pace. Circa duemila persone a Macomer, tra studenti professori, direttori scolastici e sindaci del Marghine, hanno partecipato a una marcia per la pace pacifica e silenziosa, contro la guerra e in solidarietà alla popolazione ucraina in guerra per difendere i propri confini dall'invasione russa. Un'iniziativa promossa dall'amministrazione comunale e dalle scuole di ogni ordine e grado della cittadina, che ha dato vita a un serpentone, passato per piazza Nuova e Corso Umberto e arrivato fino al Municipio. Un silenzio interrotto dal coro dei bambini delle scuole materne ed elementari, al grido di "non vogliamo la guerra vogliamo la pace".
"E' stata una bellissima iniziativa per riflettere sul tema della guerra in Ucraina e portare solidarietà al popolo di questo paese assediato dalle bombe - ha detto gemma Porcu studentessa del liceo Galileo Galilei - ma anche per condannare tutte le guerre del mondo. Diciamo no a questo modo di risolvere i problemi: la guerra è una cosa che non dovrebbe più esistere. I nostri cartelloni le nostre bandiere hanno affermato il diritto alla libertà e alla pace. Il popolo ucraino sta soffrendo per una guerra ingiusta, come tutte le guerre. Noi come studenti abbiamo voluto partecipare a questo momento di riflessione e di condanna del conflitto in atto e abbiamo chiesto a gran voce che si riporti la pace nel Paese".
"Abbiamo voluto dare vita a una manifestazione pacifica e affettuosa verso chi oggi soffre sotto i bombardamenti e le privazioni - ha rimarcato il sindaco di Macomer Antonio Onorato Succu - Per le vie della città c'erano duemila persone che hanno sentito l'urgenza di condannare questa guerra e riaffermare la pace. Ringrazio i ragazzi delle scuole, i professori, i dirigenti scolastici, i sindaci del Marghine e tutti quelli che hanno partecipato a questo momento di solidarietà e riflessione. Ricordiamoci che i grandi destini come quelli di un popolo- ha concluso il primo cittadino - non hanno bisogno di piccoli uomini".
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