Rigenerare modem di rete, acquisendo una professionalità spendibile nel mondo del lavoro e rimettendosi in gioco dopo avere scontato la pena in cella. E' l'obiettivo del laboratori inaugurato oggi nel carcere di Uta (Cagliari) nell'ambito di un memorandum d'intesa del Programma "Lavoro carcerario", un progetto in collaborazione con gli operatori delle telecomunicazioni per aumentare le opportunità professionali dei detenuti nei settori Tlc e Ict e favorirne il reinserimento sociale. Un documento firmato questa mattina dala ministra della Giustizia Marta Cartabia, presente nella Casa circondariale "Ettore Scalas" di Cagliari-Uta, e dal ministro per l'Innovazione tecnologica e la Transizione digitale, Vittorio Colao, in collegamento dal carcere di Torino, "Il fatto che si parta dal carcere è simbolico - ha detto la ministra - il lavoro è essenziale perché la Costituzione dice che la pena è orientata al reinserimento. Questa che stiamo facendo partite non è occupazione qualsiasi, non è un riempimento di ore, ma lavoro a tutti gli effetti con formazione professionalizzante. Ed è lavoro retribuito, consente di essere assunti con contratto regolare. Dove il carcere funziona e assolve la sua funzione costituzionale si deve alla collaborazione con il territorio in tutti gli ambiti", ha concluso.
"La collaborazione di molte aziende private dimostra un'alta sensibilità che consentirà a molti uomini e donne di avere un'occasione preziosa per il loro futuro e reinserimento sociale - ha aggiunto il ministro Colao - Diamo il via a un'iniziativa che potrà essere replicata anche da imprese di altri settori e porterà benefici sia alle aziende sia ai detenuti".
Coinvolti a Cagliari otto detenuti. Le attività previste comprendono la rigenerazione degli apparati terminali di rete con l'adesione di Fastweb, Linkem, Tiscali, Sky, Telecom Italia, Vodafone e Windtre e un progetto di realizzazione di reti con Open Fiber, Sielte e Sirti. Sedi dei laboratori a Bologna, Cagliari, Catania, Frosinone, Lecce, Milano, Torino e Roma.
"Per noi un momento storico - ha detto uno dei detenuti cagliaritani coinvolti nel progetto - soprattutto una grande possibilità per fare qualcosa di differente anche in vista di un futuro fuori dal carcere. È importante per chi come noi ha sbagliato e cerca un reinserimento nella società". Testimonianze anche da Torino "Ero uno sportivo - ha detto un recluso - ho perso il controllo durante la pandemia e commesso gli errori che mi hanno portato in carcere. Qui mi sono imbattuto in una vita molto difficile. Ho ripreso gli studi all'Università in Scienze motorie e ora vedo in questo progetto una nuova possibilità".
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