NEW YORK - Era il 1929 quando La Campana Sommersa di Ottorino Respighi fece la sua ultima apparizione sul palcoscenico di New York. Ora, dopo 90 anni, e' il Teatro Lirico di Cagliari, in collaborazione con la New York City Opera, a riportarla in America. Un ritorno a cui la platea ha riservato "un'accoglienza straordinaria", come spiega all'ANSA il sovrintendente Claudio Orazi. "È stato un vero successo - afferma dopo la prima al Rose Theater del Lincoln Center - Dieci minuti di applausi e ovazioni per tutti. C'è molto entusiasmo e curiosità tra il pubblico e la stampa americana presente in sala".
"Siamo fieri di rappresentare la creatività italiana attraverso la musica di Respighi e la capacità di trasformare la cultura in impresa produttiva", precisa Orazi, sottolineando che si tratta di "un nuovo inizio per radici culturali comuni tra Italia e Stati Uniti". L'opera in quattro atti di Respighi su libretto di Claudio Guastalla, basata sulla commedia del 1896 'Die versunkene Glocke', del tedesco Gerhart Hauptmann, va in scena sino al 5 aprile, con la regia di Pier Francesco Maestrini, scenografia di Juan Guillermo Nova, luci di Susan Roth e costumi di Marco Nateri.
La produzione segna il ritorno di Fabio Armiliato (che ieri non si e' potuto esibire a causa di un'indisposizione), Michael Chioldi, Marc Heller e Kristin Sampson e il debutto del soprano Brandie Sutton alla New York City Opera. L'orchestra della New York City Opera è affiancata dai membri del Teatro Lirico di Cagliari e diretta da Ira Levin.
Il ritorno de La Campana Sommersa fa parte del "progetto di internazionalizzazione del Teatro Lirico di Cagliari, realizzato e promosso in collaborazione con l'Unione Europea, il governo italiano e la Regione Sardegna - sottolinea Orazi - che ha l'obiettivo principale di stabilire relazioni artistiche e di co-produzione tra Usa e Italia attraverso il lavoro comune delle grandi istituzioni musicali". Un appuntamento a cui seguono La fanciulla del West di Puccini all'Opera Carolina di Charlotte ad aprile, L'ape musicale di Lorenzo Da Ponte quest'estate in Sardegna, e poi ancora negli Usa a settembre.
Per il direttore dell'Istituto Italiano di Cultura, Giorgio Van Straten, quello che ha portato il Lirico di Cagliari negli Usa e' "un progetto straordinario per molte ragioni, certo anche per il motivo culturale di riportare a New York un'opera che non si sentiva da quasi cento anni".
"E il fatto che un teatro italiano non solo co-produca un'opera, ma sia presente anche con la sua orchestra e segni cosi fortemente una produzione culturale qui a New York, mi sembra un evento fuori dell'ordinario", continua. Il vice presidente della Regione Sardegna, Raffaele Paci, da parte sua, sottolinea: "oggi promuoviamo un processo di apertura all'estero del Teatro Lirico e lo suggelliamo con un gemellaggio molto importante".
"Le collaborazioni internazionali sono fondamentali per far uscire dai confini regionali e nazionali le nostre produzioni artistiche e culturali - conclude - ma anche quelle artigianali, paesaggistiche ed enogastronomiche. In Sardegna abbiamo un patrimonio esclusivo e vogliamo farlo conoscere al mondo".
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