(Foto di Luigi Pepe, Mimmo Trovato e Andrea Scarfò)
Una settantina di migranti risultano dispersi nel naufragio di un gommone avvenuto nei giorni scorsi nel Canale di Sicilia. La notizia, resa nota dall'Unhcr che ha raccolto le testimonianze di alcuni superstiti, è stata confermata dalla procura di Catania che ha aperto un'inchiesta. Il naufragio, ha detto il procuratore, sarebbe avvenuto per le pessime condizioni del gommone, che era sovraffollato: a bordo c'erano 101 persone.
Nella barca a Pozzallo 45 corpi
Sono 45 i morti all'interno del peschereccio rimorchiato a Pozzallo dalla nave Grecale. Tutti uomini, verosimilmente maggiorenni, e dell'Africa centrale. E' il bilancio definitivo dopo il recupero delle salme che si è concluso da poco. La prima stima era di una trentina di migranti deceduti. Sull'episodio indaga la polizia. Le salme sono state portate in una sala frigorifera di Pozzallo, messa a disposizione dalla Protezione civile della Provincia di Ragusa. I due medici legali incaricati dalla Procura hanno avviato i rilievi autoptici esterni, e poi eseguiranno le autopsie. Le vittime erano in un peschereccio dove sono state fatte salire 600 persone, più del doppio di quelle che poteva contenere. I migranti sono stati trovati nella sala ghiacciaia, dove sono morti, si ipotizza, per schiacciamento e asfissia.
Lorenzin,300 test tbc su operatori da gennaio
''Dal gennaio 2014 ad oggi sono stati effettuati circa 300 test per lo screening della tubercolosi: inizialmente il test era effettuato solo sul personale entrato in contatto con gli immigrati affetti da tbc, ma attualmente, a causa del susseguirsi degli sbarchi, tali controlli sono effettuati in modo sistematico su tutti gli operatori coinvolti nell'emergenza'', ha detto durante il question time alla Camera il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, sottolineando che ''i risultati non destano preoccupazione e ad oggi non risultano tra gli operatori di Polizia casi di scabbia''. ''La gestione dei flussi migratori - ha spiegato Lorenzin - prevede che già nella fase di soccorso in mare sia assicurata l'assistenza sanitaria. Le attività sanitarie sono finalizzate a garantire - ha rilevato - interventi tempestivi ed efficaci che consentano un trasferimento immediato dei migranti in ospedali sulla terra ferma in casi di gravità''. Al momento dello sbarco, ha proseguito, ''gli stranieri sono sottoposti ad un triage medico da parte delle asl e all'atto dell'ingresso nei centri di accoglienza è effettuato uno screening per verificare patologie che richiedono il ricovero in ospedale''. Il ministero dell'Interno, ha concluso il ministro, ''ha inoltre promosso un tavolo tecnico di lavoro, cui partecipa anche il ministero della Salute, per definire i requisiti sanitari da inserire nel nuovo capitolato d'appalto per la gestione dei centri di accoglienza per migranti''.
Medico legale, forse ragazzini tra vittime
"Ci potrebbero essere dei minorenni, dei ragazzini, ma non dei bambini" tra i migranti vittime nel peschereccio ormeggiato a Pozzallo. Lo ha riferito uno dei due medici legali prima di recarsi a compiere un'ispezione cadaverica. "Erano tutti sovrapposti - ha aggiunto - perché lo spazio era troppo piccolo per il numero di persone che erano. Le cause del decesso? E' ancora presto per dirlo, così anche per esprimersi sul numero complessivo".
Corpi nel vano ghiacciaia
Da un'ispezione dei locali compiuti dalla Squadra Mobile della Questura, è emerso che i ternta corpi si trovano nel vano ghiacciaia, dove si custodisce il pesce durante la navigazione. In un primo momento era stato reso noto che le salme erano nella sala macchine, che è attigua al locale di tre metri per tre circa, in cui sono stati trovati i cadaveri.
Polizia, morti come in fosse comuni
"Accatastati l'uno sull'altro, come all'interno di una fossa comune, che ricorda Auschwitz". E' la prima impressione del Capo della Squadra Mobile della Questura di Ragusa, Antonino Ciavola, dopo avere osservato da vicino i corpi dei migranti all'intero del peschereccio ormeggiato.
Peschereccio è un barcone di 20 metri
Il peschereccio è stato agganciato da una motovedetta della capitaneria di porto che lo ha trainato verso il porto. La nave militare Grecale rimane in rada. Si tratta di un barcone lungo poco più di venti metri, senza alcuna copertura, colorato tutto di blu e una striscia nera che lo attraversa da prua e poppa. E' il peschereccio della morte recuperato da Nave Grecale nel Canale di Sicilia. A bordo vi sono almeno 30 morti, migranti rimasti intrappolati nella sala motori, schiacciati da altri passeggeri, e che hanno respirato il monossido di carbonio emesso dalle macchine. E' in corso l'ispezione del peschereccio con una trentina di migranti morti ormeggiato nel porto di Pozzallo. Sul posto ci sono i medici legali e gli investigatori delegati alle indagini.
Individuati due scafisti
La Procura di Ragusa sta valutando la posizione di due extracomunitari che sono ritenuti i probabili scafisti del peschereccio sul quale sono morte 30 persone. Il fascicolo ipotizza il reato di associazione per delinquere e favoreggiamento dell'immigrazione clandestina. Secondo quanto si è appreso, il procuratore capo Carmelo Petralia deciderà soltanto dopo le autopsie se contestare anche, eventualmente, il reato di morte come causa di un altro reato o addirittura l'omicidio volontario. Il prefetto di Ragusa, Annunziato Vardè, sull'inchiesta per la morte dei migranti ha detto: "La sistemazione dei cadaveri è una questione di competenza dell'autorità giudiziaria perché la Procura dovrà svolgere le accurate indagini per capire come siano realmente morti questi uomini e quindi sarà la Procura stessa a decidere la loro sistemazione". Intanto la questura di Ragusa stanno coordinando il trasferimento di circa 350 persone dai centri della provincia con charter in partenza dall'aeroporto di Comiso. Ieri con nave Chimera sono giunti a Pozzallo 353 profughi.
Sopravvissuti, violenze inaudite da trafficanti
"Trattati come bestie dai libici" che hanno compiuto "violenze inaudite nei confronti di tutti, ma in particolare degli uomini del Centro Africa". E' la ricostruzione concorde dei diversi testimoni ascoltati dalla squadra mobile e al vaglio della Procura di Ragusa sulla morte dei 30 migranti sul peschereccio che nave Grecale sta rimorchiando nel porto di Pozzallo. Tre le persone sentite anche amici e lontani parenti delle vittime, alcune delle quali hanno già un nome, anche se non ancora ufficialmente. "Abbiamo provato a salvarli appena ci siamo resi conto di quello che stava accadendo - ricorda una di loro - abbiamo fatto di tutto ma purtroppo era tardi, sembrava dormissero, non pensavamo fossero morti...". Tutti accusano i trafficanti libici: "è stata tutta colpa loro - ricostruisce un migrante testimone dell'accaduto - ci hanno messo li dentro come le bestie e non potevamo neanche uscire perché sopra era tutto pieno, non ci potevamo muovere". "Abbiamo chiesto di potere tornare indietro - ha rivelato un migrante sopravvissuto - perché eravamo troppi e rischiavamo, ma non c'è stato alcunché da fare: ci hanno detto 'ormai siete qui e dobbiamo arrivare in Italia'".
A Palermo nave con 235 migranti
E' approdata all'alba nel porto di Palermo la nave mercantile Mar Atlantic, battente bandiera delle isole Marshall, con 235 migranti soccorsi nel Canale di Sicilia. Tra di loro anche 25 donne, una delle quali incinta, e quattro minori. In questo momento sono in corso sulla banchina le operazioni di accoglienza dei profughi, coordinate dalla Prefettura di Palermo. I 235 migranti sono stati trasferiti sul molo del proto di Palermo con motovedette della Gdf e della capitaneria di porto che hanno fatto la spola con la petroliera Mare Atlantic su cui si trovavano le persone salvate nel canale di Sicilia. La Mare Atlantic era prima giunta a Trapani e poi dirottata su Palermo. Intanto è giunto al porto di Trapani un mercantile con 184 migranti a bordo, tutti uomini. I profughi erano stati prelevati dai loro barconi nel canale di Sicilia.
Giunta a Salerno nave Etna con 1044 migranti
La nave rifornitrice Etna della Marina Militare italiana, che trasporta 1044 migranti soccorsi nel canale di Sicilia, è attraccata nel porto di Salerno. Imponente il servizio d'ordine predisposto dalla Prefettura: sul posto ci sono circa 300 uomini della Polizia di Stato, Carabinieri, Esercito, Capitaneria di Porto e Protezione Civile. I migranti saranno sottoposti prima a una fase di riconoscimento, successivamente a controlli sanitari per poi raggiungere a bordo di pullman le località di destinazione che si trovano nelle cinque province campane, nel Lazio, in Umbria e in Molise. Nel Salernitano dovrebbero rimanere almeno 250 migranti che saranno portati nei centri di accoglienza a Sud del capoluogo. Sono nove le postazioni dove i migranti dovranno lasciare le proprie generalità. Nell'operazione, che durerà diverse ore, sono impegnati anche 150 uomini della Protezione Civile regionale e del Comune di Salerno. I primi a sbarcare sono stati 85 immigrati affetti da scabbia. Le 85 persone, molte delle quali con mascherine e tute protettive, sono state fatte salire su alcuni pullman per essere trasferiti nelle strutture sanitarie regionali dove saranno curate. Intanto, si è appreso dal delegato alla Protezione Civile del Comune di Salerno, che un centinaio di migranti sarà momentaneamente alloggiato nella sede della Protezione Civile del capoluogo salernitano in via dei Carrari. Da qui, successivamente, dovrebbero essere trasferiti nelle strutture di di accoglienza della regione.
Ministero Salute, paziente su nave Orione ha varicella
E' affetto da varicella il paziente presente tra i migranti posti in salvo dalla nave della Marina Militare "Orione". Lo conferma il ministero della Salute al termine delle analisi di laboratorio svolte presso l'Istituto Nazionale per le malattie infettive "Spallanzani" di Roma. Il paziente, rende noto il ministero in un comunicato, "è stato trasferito presso la struttura sanitaria romana dal ponte della nave, in navigazione verso la Sicilia, per le cure del caso. Viene meno l'esigenza di mantenere in essere le misure quarantenarie adottate nella giornata di ieri sui contatti stretti del paziente". Il caso, "positivamente concluso - rileva il ministero - ha permesso di confermare la bontà del meccanismo messo in atto a seguito di un accordo tra il Ministero della salute e quello della Difesa, che prevede la presenza a bordo di unità navali partecipanti all'operazione Mare Nostrum di personale sanitario del Ministero per i fini di sorveglianza ed identificazione dei casi di malattia infettiva soggetti al 'Regolamento Sanitario Internazionale'
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