Pino Maniaci, il direttore di TeleJato, una piccola tv privata di Partinico (Pa) che ha un vasto pubblico nel corleonese, indagato per favori e mazzette che avrebbe preteso in cambio di una linea informativa soft nei confronti di alcuni amministratori, dopo aver denunciato presunte intimidazioni mafiose (auto bruciata e i suoi cani avvelenati) ricevette anche la telefonata del premier Matteo Renzi, nel dicembre 2014, che gli espresse ''solidarieta', vicinanza e apprezzamento per l'impegno coraggioso contro la mafia e la criminalità organizzata''. In realtà, sostengono oggi gli investigatori, le minacce e le intimidazioni sarebbero state opera non dei mafiosi ma del marito della donna con cui aveva una relazione. Maniaci, con un passato di condanne per piccoli reati, poco a poco divenne per l'opinione pubblica grazie alle denunce per le intimidazioni e al battage giornalistico che ne seguiva, al suo profilo Wikipedia, alle visite che esponenti politici e istituzionali facevano alla redazione di Telejato, un ''giornalista antimafia''. Sempre nel dicembre 2014 il vicepresidente della commissione parlamentare Antimafia, Claudio Fava, andò a Partinico, per portare la solidarieta' della commissione a Maniaci che - disse - ''è l'esempio del giornalismo che non si piega e non si arrende". Anche il procuratore nazionale antimafia, Franco Roberti, espresse il suo pensiero sull'uccisione dei cani di Maniaci dicendo ''è l'ultimo esempio di quello che può succedere quando i giornalisti fanno il loro dovere e fanno informazione fino in fondo, senza riserve e senza condizionamenti''.
Riproduzione riservata © Copyright ANSA