(di Chiara Giarrusso) Time out. Almaviva Contact ha i conti in rosso e chiude i call center di Roma e Napoli, annunciando 2.511 licenziamenti. Il grosso nella Capitale, dove a rischio sono 1.666 operatori del call center, la parte restante nella città partenopea (845). Per la sede di Palermo, invece, è previsto il trasferimento di quasi 400 operatori in Calabria, a causa della dismissione da dicembre di una commessa Enel. Protesta il Governo con il viceministro allo Sviluppo, Teresa Bellanova che parla di "ricatto". A quattro mesi dall'accordo, raggiunto al ministero dello Sviluppo economico, con il governo e le parti sociali scongiurando, già allora, 3 mila esuberi 1.670 a Palermo, 918 a Roma e 400 a Napoli, collocando i lavoratori in solidarietà fino a novembre, tornano ad accendersi i riflettori su una vertenza difficile da ricomporre, mentre la società continua a cumulare perdite. Il nuovo piano di riorganizzazione aziendale arriva come una doccia fredda, getta di nuovo nello sconforto migliaia di lavoratori e sembra quasi certificare il "fallimento" delle trattative ministeriali. La procedura è stata annunciata oggi, spiega la società "in presenza dell'ulteriore, drastico aggravamento del conto economico e dei risultati operativi" ed "in coerenza con quanto evidenziato nei tavoli di monitoraggio mensili" al Mise.
Per l'azienda si tratta di un scelta "non più rinviabile", indotta anche dal mancato rispetto di alcuni punti contenuti nell'intesa messa nero su bianco insieme al Governo e ai sindacati, su delocalizzazioni e gare al massimo ribasso. Un appello alla responsabilità arriva dal viceministro Bellanova, che parla di "una provocazione" e all'azienda chiede "di non andare avanti su una strada senza sbocco". "Si lascino da parte inutili e dannosi atti ricattatori - chiosa la viceministro - e si ritorni al buon senso e alla responsabilità con cui invece tutte le parti devono lavorare per una soluzione condivisa e non traumatica". La crisi dell'azienda spariglia le carte e spiazza pure i sindacati. Per la Slc Cgil "le motivazioni addotte dall'azienda sono palesemente pretestuose e strumentali, nei confronti delle organizzazioni sindacali e del Governo". Per la Fistel Cisl, invece, "i trasferimenti annunciati a Palermo a Rende sono licenziamenti camuffati".
"È inaccettabile la scelta comunicata oggi da Almaviva", afferma Stefano Fassina di Sinistra Italiana.
La prossima settimana è previsto un incontro al Mise per affrontare il nodo dei trasferimenti in Calabria dalla Sicilia, mentre era già fissato per il 20 ottobre un incontro tra azienda, governo e sindacati sullo stato di avanzamento dell'intesa siglata al ministero a maggio scorso.
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