/ricerca/ansait/search.shtml?tag=
Mostra meno

Se hai scelto di non accettare i cookie di profilazione e tracciamento, puoi aderire all’abbonamento "Consentless" a un costo molto accessibile, oppure scegliere un altro abbonamento per accedere ad ANSA.it.

Ti invitiamo a leggere le Condizioni Generali di Servizio, la Cookie Policy e l'Informativa Privacy.

Puoi leggere tutti i titoli di ANSA.it
e 10 contenuti ogni 30 giorni
a €16,99/anno

  • Servizio equivalente a quello accessibile prestando il consenso ai cookie di profilazione pubblicitaria e tracciamento
  • Durata annuale (senza rinnovo automatico)
  • Un pop-up ti avvertirà che hai raggiunto i contenuti consentiti in 30 giorni (potrai continuare a vedere tutti i titoli del sito, ma per aprire altri contenuti dovrai attendere il successivo periodo di 30 giorni)
  • Pubblicità presente ma non profilata o gestibile mediante il pannello delle preferenze
  • Iscrizione alle Newsletter tematiche curate dalle redazioni ANSA.


Per accedere senza limiti a tutti i contenuti di ANSA.it

Scegli il piano di abbonamento più adatto alle tue esigenze.

Mafia: figlia di Riina, mio padre era un parafulmine

Mafia: figlia di Riina, mio padre era un parafulmine

Maria Concetta, ai miei occhi non era il mostro che vedete voi

PALERMO, 09 dicembre 2017, 19:19

Redazione ANSA

ANSACheck

Maria Concetta Riina - RIPRODUZIONE RISERVATA

Maria Concetta Riina - RIPRODUZIONE RISERVATA
Maria Concetta Riina - RIPRODUZIONE RISERVATA

   "Quando ci fu la strage di Capaci l'abbiamo saputo dal Tg, eravamo tutti sul divano. Mio padre era normale, non era né preoccupato né felice, e non è vero, come hanno detto, che ha brindato con lo champagne". Parla, in un'intervista a Le Iene in onda domani, Maria Concetta Riina, figlia di Totò u curto, il capomafia morto il 17 novembre scorso a Parma.

   

"Io non posso prendere le distanze da mio padre - dice - perché mio padre ai miei occhi era un'altra persona, non era il mostro che vedete voi, che vede l'Italia intera. È stato un buon padre. E poi penso che ci sono delle cose che in cuor mio non sono state commesse".

    "Il problema è che nel momento in cui lo dico vengo attaccata, perché mio padre ha fatto comodo a tante persone - sostiene - si è accollato tante cose che altrimenti avrebbero dovuto accollarsi altri. Era un parafulmine". "Non lo so se era uno stinco di santo, non lo devo giudicare io, sarà il Signore a giudicarlo, l'ha già giudicato del resto, è morto il 17 novembre. Se non era uno stinco di santo sarà all'Inferno, se lo era starà in Paradiso. Non lo so dove sarà".

    La figlia del boss poi racconta i 20 anni trascorsi con il padre durante la latitanza. "Noi eravamo con mio padre, stavamo insieme. In giro per l'Italia sempre, di continuo, non ci fermavamo mai. Non andavamo a scuola, era mia madre a farci da insegnante, perché giravamo sempre. Ma nonostante tutto facevamo una vita normale, andavamo a fare la spesa. Anche lui usciva normalmente, senza trucchi, senza maschere. Ti sembrerà allucinante eppure è così".

    E quando è stato arrestato? Risponde Maria Concetta: "Noi non c'eravamo. L'abbiamo visto in tv. Abbiamo raccolto le nostre cose, chiamato un taxi e siamo andati, mia madre e i miei fratelli, a Corleone". E Bernardo Provenzano veniva a casa? "No, non lo conosco io - dice - in televisione l'ho visto. Forse all'epoca con mio padre quando erano ragazzini a Corleone si conoscevano, penso, perché erano vicini di casa. Però io a casa nostra non l'ho mai visto". 

Riproduzione riservata © Copyright ANSA

Da non perdere

Condividi

Guarda anche

O utilizza