Sono Cataldo Terminio e Angelo Bruno Greco le due persone arrestate stamane dai carabinieri del Ros per l'uccisione del barista Giuseppe Failla, avvenuta il 9 ottobre del 1988 all'interno del suo locale a Gela.
Il delitto sarebbe da inquadrare nella faida tra esponenti di Cosa Nostra e della Stidda che in quegli anni insanguinò Gela.
L'inchiesta, condotta dalla Direzione Distrettuale
Antimafia di Caltanissetta, si è avvalsa delle dichiarazioni di
diverso collaboratori di giustizia come Leonardo Messina, Ciro
Gaetano Vara e Salvatore Ferraro.
Secondo gli inquirenti ideatore ed esecutore materiale
dell'omicidio sarebbe stato Cataldo Terminio, uomo d'onore della
famiglia di San Cataldo, con il supporto di Angelo Palermo, che
avrebbe avuto il compito di autista del commando, e di Angelo
Bruno Greco, appartenente alla famiglia di Gela, quale basista.
L'omicidio sarebbe scaturito dalla volontà di Cataldo Terminio
di vendicare la morte del padre Nicolò, uomo d'onore di Cosa
Nostra, ucciso in un agguato a San Cataldo il 17 aprile 1982
dagli appartenenti al gruppo dei cosiddetti "stiddari selvaggi"
di cui Giuseppe Failla era espressione. Un clan criminale
formato da fuoriusciti da Cosa Nostra a seguito di contrasti per
la spartizione dei proventi di alcune estorsioni, che negli anni
'80 ingaggiò una sanguinosa faida fatta di omicidi incrociati
con gli appartenenti della famiglia mafiosa di San Cataldo.
Dalle dichiarazioni dei pentiti è emerso inoltre che Giuseppe
Madonia, rappresentante provinciale di Cosa Nostra a
Caltanissetta, avrebbe dato il suo assenso all'omicidio
appoggiando la linea di Cataldo Terminio. Quest'ultimo,
nonostante una lunga detenzione, occuperebbe ancora posizioni di
vertice nell'organizzazione, come accertato nel corso del
Processo Kalyroon.
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