"Nel carcere di Pianosa
andavo a colloquio, mi facevano spogliare nudo e c'era la
paletta, quella per controllare se c'è ferro, e mi davano dei
colpi nelle parti intime. Dopo mi dicevano di guardare a terra e
mi davano schiaffi in bocca perché guardavo a terra. Guardavo a
loro e mi davano calci con gli anfibi. Sembrava il carcere di
'fuga da mezzanotte'". Così il falso pentito Vincenzo Scarantino
rispondendo alle domande del procuratore aggiunto di
Caltanissetta, Gabriele Paci sulla sua detenzione a Pianosa,
nell'udienza del processo sul depistaggio per la strage di via
D'Amelio. "Mi orinavano nella minestra, mi mettevano le mosche e
i vermi che si usano per pescare nella pasta. I primi giorni non
me ne accorgevo perché tenevo la luce spenta. Poi la guardia è
stata gentile e mi ha detto di accenderla. E allora ho
cominciato a non mangiare più - ricorda Scarantino - All'inizio
pensavo più di 100 chili poi mi sono ridotti a circa 53 chili".
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