Quel giorno aveva 16 anni e con la sua famiglia partecipava al corteo di contadini per la Festa del lavoro a Portella della Ginestra, quando dalla montagna i componenti della banda Giuliano cominciarono a sparare sui manifestanti. Una strage costata la vita a 14 persone, tra cui tre bambini. Oggi Serafino Petta, 89 anni, superstite della strage e presidente onorario dell'associazione Portella della Ginestra, si è recato con il segretario generale della Cgil di Palermo Enzo Campo prima al cimitero di Piana degli Albanesi e poi al sasso di Barbato per deporre due corone in ricordo delle vittime dell'eccidio del Primo maggio 1947. "Da 73 anni festeggio il Primo maggio a Portella della Ginestra e per la prima non è come gli altri anni. E' una cosa che mi rattrista molto - dice Serafino Petta -. Non esco da due mesi per la pandemia. Ma non ero mai mancato a quest'appuntamento. Lo devo alla mia gente, a chi ha combattuto, a chi lotta per i pericoli del presente. E come ogni anno non smetterò mai di chiedere verità e giustizia su questa strage. "Quel giorno - ricorda Petta - eravamo in quattro della mia famiglia, mio padre, mio fratello e mia sorella, di 7 anni. Io avevo 16 anni. Quando spararono, mi nascosi in una buca. Mia sorella era sul mulo con mio cugino, che la prese subito in braccio e il mulo scappò via. Io sono rimasto in quella buca fino alla fine della sparatoria".
Riproduzione riservata © Copyright ANSA