"Il 90% delle tartarughe che
vivono nei nostri mari ha ingerito plastica". E' uno dei dati
illustrati dall'Ispra durante l'incontro che si è svolto
all'istituto zooprofilattico sperimentale della Sicilia. I
rifiuti marini ritrovati nell'intestino delle Caretta caretta
vanno dalle buste di plastiche alle spugne, dalle bustine dei
cioccolati alle zip delle felpe, ma anche cotton fioc,
bastoncini dei chupa chups, frammenti e filamenti. Questi
materiali ingeriti dalle tartarughe possono provocare blocco del
tratto gastrointestinale, lacerazioni interne, assorbimento di
composti tossici e, in rari casi, anche mortalità. "Stiamo
lavorando per sviluppare un prototipo di protesi da applicare
agli esemplari che arrivano con arti e pinne in gravi condizioni
ha detto Salvatore Dara, direttore del Centro di recupero
regionale delle tartarughe marine - Inoltre, continua la nostra
attività di ricerca con Legambiente, ma anche con altri
partnership come il comandante Sergio Davì, che proprio oggi
partirà per la sua traversata da Palermo a Los Angeles. Davì
effettuerà il prelevamento di campioni di acqua che verranno
esaminati dal nostro Istituto per valutare il grado di
inquinamento delle acque oceaniche. Ci aiuterà anche a testare
l'App Carett che abbiamo creato per segnalare alla Guardia
Costiera la presenza della Caretta caretta in difficoltà così da
poter intervenire per il recupero e le cure necessarie". Sono 45
le tartarughe recuperate nel 2021 e curate presso il Centro di
referenza nazionale sul benessere, monitoraggio e diagnostica
delle malattie delle tartarughe marine dell'Izs Sicilia. "Le
tartarughe sono le sentinelle del mare e ci danno numerose
informazioni sullo stato di inquinamento delle acque marine.
L'Istituto continuerà ad impegnarsi - ha detto il commissario
straordinario dell'Izs Sicilia Salvatore Seminara - per
sensibilizzare l'opinione pubblica al rispetto dell'ambiente e
dell'ecosistema marino".
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